martedì 31 dicembre 2013

Buon anno a tutti voi

[31/12/2013] di Ferdinando Imposimato

Dopo  venti anni di malgoverno  di chi  ha agito nella costante violazione della Costituzione e nell'aggressione ai principi di eguaglianza e di legalità, nella  inerzia  dell'opposizione , si è vista per la prima volta un'alternativa vera che ha  fermato per tempo – pur nello scetticismo  dei media-  la progressione di un'avventura politica sciolta dalle leggi, dai controlli, dall'etica,  e una riforma in cui  un Presidente del Consiglio  avrebbe avuto  il potere di scioglimento  della Camera e di ricatto permanente sul Parlamento . Si è  riconosciuta  l'assurdità della  pretesa di unire in un unico fascio  tragico i destini di un uomo , del governo , del Parlamento e del Paese, nell'impossibile richiesta di salvare dalla  legge un condannato per crimini comuni. L'equilibrio dei poteri e l'indipendenza della magistratura  hanno affermato il principio di legalità  eguale per tutti pilastro dello Stato. La svolta si è avuta grazie alla opposizione coraggiosa e ferma di  un movimento di giovani che, ispirandosi all'etica politica, ha svolto un ruolo rilevante come  protagonista del cambiamento generazionale,  rinunziando a parte dei privilegi  economici , mentre il Governo  ha dimostrato nei fatti di non volere una riforma  che si  ispiri all'eguaglianza  delle condizioni   intesa come eguale opportunità di  tutti i cittadini  di fare valere la propria persona nei vari campi dell'attività umana, in modo che  tutti  siano «ugualmente forti e stimati», consentendo ai «piccoli di diventare grandi». Un Governo che  ha eluso  una equa riforma fiscale, trasferendo le risorse ricavate  dai ricchi ai poveri , e ha  favorito  l'accumularsi della ricchezza dei pochi  e la miseria dei molti. Un Governo che ha difeso i privilegi  e lasciato intatte  le spese enormi  di Quirinale, Camera , Senato e Corte Costituzionale, delle società pubblico-private ed esentando dalle  imposte i beni  commerciali della Chiesa. L'eguaglianza dei cittadini eserciterebbe  «una influenza prodigiosa sull'andamento della società».  Nel tempo del dilagare della menzogna, del disprezzo della lealtà e della solidarietà, del trionfo della paura , della corruzione, dell'abuso e della arroganza,  un movimento di giovani si è opposto  agli opportunisti e trasformisti , difendendo con passione la Costituzione vivente  in cui è scritta la condanna  dell'ordinamento sociale di ingiustizie e diseguaglianze  in cui viviamo e la promessa di trasformarlo dalle fondamenta attuando il diritto al lavoro , alla pari dignità sociale  di ogni persona , ad una retribuzione tale da garantire a ciascuno una vita libera e dignitosa, alla casa e alla scuola.  Ed anche la nostra libertà è in pericolo ; bisogna riconoscere che in Italia da diversi anni si vive in un regime di premeditata noncuranza costituzionale , di sordo e insidioso colpo di Stato, silenzioso , a stillicidio, fatto, invece che colla violenza, colla manovra graduale. Le Costituzioni si creano giorno per giorno e giorno per giorno si disfano.  Dicono le statistiche che e' crollata la fiducia nei partiti. Era inevitabile.  I partiti sono delegittimati dai continui scandali e dalle ruberie consentite dalla mancanza di regole . La degenerazione dei partiti è stata possibile grazie all'assenza di regole e controlli esterni sul loro  funzionamento. La vita dei partiti si è così spenta fino ad isterilirsi. E' riesploso il fenomeno dei falsi tesseramenti  in fasi delicate come il rinnovo delle cariche interne. Gli uomini  non rappresentano più gli interessi e i valori delle classi deboli.  I partiti, pur essendo previsti dalla Costituzione,  non sono soggetti ad alcun controllo . La ragione di tutto questo è nella mancanza di una legge ordinaria  che preveda il controllo della Corte dei Conti.  Non è più tollerabile la gestione arbitraria dei bilanci dei  partiti.
 Il  movimento entrato in Parlamento  ha  svolto   un ruolo fondamentale  nelle grandi lotte sociali e istituzionali  degli ultimi tempi    contrastando la dittatura di un governo  in cui poche persone    sotto l'influenza di potenti gruppi di potere economico  decidono  su questioni cruciali per il paese  come la scuola, l'ambiente, la salute , le spese militari  e le grandi infrastrutture . Il  movimento  divenuto soggetto politico  e  legislativo , non  condizionato da partiti senza regole e lontani dai cittadini,  è  stato  la novità politica fondamentale di questi  ultimi tempi. La nascita e la crescita del movimento ha consentito la partecipazione di tante  persone disimpegnate  al   cambiamento della politica  e alla     difesa dei fondamentali diritti sociali , messi in pericolo da una politica neoliberista e antisolidale, che, difendendo il profitto e non il lavoro,  ha ridotto alla fame ed alla disperazione   milioni di persone, private dei loro diritti  essenziali . In  breve tempo  il suo apporto   è stato  fondamentale,  creando  un clima favorevole  alla  democrazia    vanificando riforme esiziali  come quella dell'art 138 , uno dei pilastri   della  Costituzione rigida. Evitando che la  legge fondamentale   potesse  essere cambiata velocemente da ogni maggioranza  a seconda delle convenienze  dei gruppi di potere  interessati. Il movimento   ha   avuto il  merito, in una fase di crisi  politica grave,  di riportare le istanze dei lavoratori al centro della vita del paese e di coinvolgere milioni di cittadini esclusi dalla politica in battaglie  in difesa dell’uguaglianza, della casa  ,  della salute e della dignità del lavoro, diritti garantiti costituzionalmente ma non  attuati.  Il silenzio dei cittadini  è  stato rotto dalla forza innovatrice del movimento  che ha portato in piazza milioni di persone e  può  ancora svolgere  un ruolo  politico  fondamentale   guidando la opposizione   sui problemi  gravi  della pace , del lavoro , della scuola e della democrazia . E  spingendo al rinnovamento dei quadri dirigenti dei partiti , per evitare  che   le cose restino come stanno in tema di lavoro e di  giovani . E infine ha spinto per  la verità  sul nostro passato; è intollerabile che sui verbali di un pentito della mafia che denunziò il pericolo  dei rifiuti radioattivi,  resti il segreto di Stato.  Vogliamo la verità, non possiamo essere indifferenti al destino degli abitanti della terra dei fuochi. Nessun segreto può esistere  e se esiste una simile legge , occorre   modificarla, se non si vuole soccombere.  C'è una impressionante  moltitudine di giovani  lontana da ogni ideale, da ogni umana passione, da ogni speranza. E' responsabilità nostra e dei partiti per non avere saputo creare un ambiente accogliente in cui la speranza apparisse possibile e si potesse credere negli ideali umani. Questa responsabilità  incombe sui politici per l'avvenire, che se non vuole intristire, se non vuole condannarsi alla disgregazione e alla sfiducia , non può fare a meno  dello spirito di giovinezza, che è entusiasmo, dedizione e fede.

Ferdinando Imposimato

venerdì 27 dicembre 2013

Confindustria denunzia il fatto delle 40.000 pubbliche-private

[27/12/2013] di Ferdinando Imposimato

Il Governo è inerte di fronte allo scandalo delle società pubbliche che gestiscono soldi della collettività. Confindustria denunzia il fatto delle 40.000 pubbliche-private che costano alla collettività  23 miliardi di euro l'anno pari a 46mila miliardi di lire. Sono miliardi che potrebbero andare ai lavoratori , ai giovani, ai pensionati e ai senza tetto. Invece sono carrozzoni clientelari  privi di ogni controllo  che distruggono le piccole imprese private prive di aiuti statali. Un esempio sono le FFSS che costano miliardi di euro a spese dei cittadini.  Molti - troppi - dirompenti episodi di corruzione o di sperpero di denaro pubblico sono emersi in questi ultimi anni, grazie alla magistratura ordinaria e contabile, a dimostrare come l'autonomia sia stata intesa come mezzo per affermare e sostenere i propri interessi , non coincidenti con quelli della collettività, già stremata da una profonda crisi economica  La galassia delle società private regionalizzate è stata denunziata dalla  Corte dei Conti  nel 2012, come  un fenomeno di dilagante gravità e di cattiva gestione a cui si dovrà trovare rimedio. Ciò sarebbe stato  tanto più impellente dopo le numerose indagini della magistratura ordinaria e contabile, tra arroganti sprechi e appropriazioni indebite di danaro pubblico, che stanno coinvolgendo le Regioni nel centro nord e sud, che hanno esternalizzato funzioni, servizi ed attività costituendo società, o partecipando a società già esistenti.  Lo scopo di queste società è la creazione di migliaia di posti  per parenti, amici e clienti. Esse sfuggono al controllo della Corte dei Conti e impediscono ai più meritevoli di accedere alla Pubblica Amministrazione a causa della sistematica soppressione dei concorsi pubblici. Deve cessare la ingiusta selezione dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, in base a criteri di clientela e favoritismo e creare pari opportunità per tutti.

domenica 22 dicembre 2013

La stabilità delle diseguaglianze

[22/12/2013] di Ferdinando Imposimato

E' stata la legge della stabilità delle diseguaglianze e delle  ingiustizie sociali quella approvata dalla Camera. E la segretaria della CGIL non faccia finta di accorgersene  oggi, con una tardiva intervista al Corsera:  “troppe tasse sul lavoro”. Persino il Sole 24 Ore ieri  aveva criticato il premier Letta per il mancato taglio del cuneo fiscale,  che sarebbe stato   fattore  di sviluppo nel 2014.    La segretaria doveva da mesi mobilitare sindacati e lavoratori per impedire una legge vergognosa che accentua le ingiustizie sociali. Bisognava porre il problema di ridurre le ore di lavoro per creare nuovi posti di lavoro, come accade in Francia e Germania da anni . La segretaria  invece è stata inerte, assente , di fatto  corresponsabile  di questo scempio. E'  mancato per volontà di questa maggioranza ,  l'obiettivo  di una riduzione delle diseguaglianze  dei diritti e delle possibilità dei lavoratori . Si  è rafforzata la casta dei privilegiati e una società  con  settori marginali, zone d'ombra alle quali , quasi per una congenita e insuperabile diversità , viene mantenuta una sorte meno fortunata, una partecipazione meno intensa al valore della vita sociale , una diseguaglianza di posizione, un incolmabile dislivello sotto ogni riguardo.   E' mancata una azione per un'eguaglianza collettiva di diritti-  al lavoro dignitoso, alla casa, alla istruzione pubblica , al reddito sociale per i disoccupati involontari,- che avesse dato   ad ogni lavoratore, in rapporto alle sue possibilità e ai suoi meriti , il posto che gli compete nella società. E' prevalsa la resistenza delle  caste privilegiate  all' espansione della eguaglianza collettiva dei diritti , che richiedeva  una seria azione di lotta democratica e sindacale   rivolta  a rendere accettabili le   rinunce   ai privilegi, a riequilibrare progressivamente la situazione , a  realizzare   l'espansione vitale della intera società . Ha vinto  la resistenza come angustia di meschini interessi  e di posizioni di vantaggio e di isolamento  da difendere, come  gli affari loschi del gioco di azzardo,  l'intangibilità degli stipendi onorevoli ( il Fatto ), l'influenza  dei lobbisti che condizionano le leggi , denunziati dal M5S nonostante le reprimende della Boldrini   e i vaniloqui del  capo gruppo del PD, che evoca  Aldo Moro che si rivolta nella tomba.

lunedì 16 dicembre 2013

Il dialogo è essenziale alla democrazia

[16/12/2013] di Ferdinando Imposimato

L'asprezza dei toni  nel dibattito  sulla legge elettorale ha assunto proporzioni  troppo  violente e non fruttuose all'interesse della  democrazia . L'obiettivo è di avere una  sistema elettorale  che consenta l'alternanza .  A costo di essere ripetitivo e di prendermi gli improperi dei  contendenti , insisto sulla necessità del sistema maggioritario a  doppio turno. La legge elettorale è pregiudiziale  a qualunque  riforma. Una cattiva legge elettorale può fare saltare  un intero sistema istituzionale. Una legge proporzionale pura , quale quella residuata dalla  sentenza della Corte Costituzionale , porterebbe alla frammentazione; nessun partito sarebbe in grado di governare senza allearsi con altri partiti e partitini.  Le Larghe intese sarebbero inevitabili . Avremmo larghe intese per sempre. Stando al sondaggio Demopolis,  le elezioni  danno il PD al 30% , il M5S al 22,5  % , FI al 21% . Il rimanente  25 per cento dei voti  andrebbe ad altri  6 partiti. E dunque ci sarebbe impossibilità non solo di governare ma anche di fare una decente legge elettorale. I piccoli partiti   imporrebbero la legge proporzionale pura  per entrare tutti in Parlamento.  Il Senatore  Mario Giarrusso, persona che stimo per il suo equilibrio e la sua integrità,  dice che il M5S voterebbe il Mattarellum, ma il Mattarellum nella versione Giachetti,  anche con un premio di maggioranza , non credo consentirebbe l'alternanza tra maggioranza e opposizione . Ed allora bisogna pensare a un sistema maggioritario a doppio turno, eliminando i partitini . In ogni caso sarebbe opportuno un dialogo costruttivo, senza insulti. La politica è l'arte della mediazione  e del possibile .   Vorrei ricordare ciò che diceva Moro   “Credo che  il metodo democratico  e le divergenze di idee, se onestamente professate ,  siano  un mezzo insostituibile per la ricerca di una  verità  che possa essere , attraverso il vaglio della discussione , comunemente accettata  e socialmente feconda . Riteniamo tuttavia che il senso di responsabilità che deve caratterizzare un cittadino democratico , e più i partiti  organizzati,  ponga al dibattito dei limiti i quali corrispondono alla necessità  di non rendere il dissenso cattivo e controperante” ( Moro 1946).  “Il primo limite è di non esasperare il dissenso per partito preso, di non fare della polemica per il gusto di polemizzare. Per esistere con perfetta autonomia , non è necessario  essere sempre e radicalmente diversi dagli altri, chè anzi la fondamentale e insopprimibile identità di vedute permette , al di là dei dissensi, una comunità umana. I dissensi sono spesso più visibili degli accordi come il male è più vistose del bene. Ciò non toglie che la vita non sarebbe possibile se i consensi non fossero superiori ai dissensi”.

domenica 15 dicembre 2013

Governabilità alternanza e spending review

[15/12/2013] di Ferdinando Imposimato

Matteo Renzi  lancia la sfida; rinunzia subito al finanziamento pubblico dei partiti se il M5S approva la riforma elettorale in senso maggioritario.   Il Movimento dovrebbe cogliere la palla al balzo e accettare l'accordo rilanciando. La legge elettorale maggioritaria garantisce l'alternanza, cardine della Democrazia. Certo se si votasse oggi,   il PD che è al 30% si avvantaggerebbe, ma domani potrebbe essere il M5S  il partito di maggioranza relativa e guidare il Governo del Paese. Non guardare al domani ma al dopodomani. Il finanziamento pubblico dei partiti è stato causa di corruzione trasversale a tutti i partiti, con leader che hanno acquistato case e tenute e sottratto fondi senza alcuna sanzione, poichè i partiti  non sono  soggetti pubblici ma privati.  Anche   la promessa di Renzi sembra difficile  da  mantenere. Troppe le resistenze interne e leggi  in senso contrario.  Vorremmo sapere cosa pensa Renzi  del tesoretto di  54 milioni di euro che spetta ai gruppi parlamentari di Camera e Senato, rinnovato fino al 2015, come risulta dalla relazione al bilancio di previsione 2013 dei senatori PD. Di questa somma Renzi sa niente? O parla per propaganda sperando in un rifiuto di Beppe Grillo, che sarebbe sbagliato? 

Il M5S potrebbe rilanciare magari chiedendo la tassazione dei capitali all'estero, del patrimonio  commerciale della Chiesa in Italia ( un quinto di quello nazionale) e la riduzione degli scandalosi maxi stipendi , oltre che delle enormi  spese senza controlli esterni di Quirinale, Camera , Senato e Corte Costituzionale.   E  soprattutto si potrebbe proporre  la riduzione del cuneo fiscale sui redditi da lavoro, che gioverebbe ai lavoratori e alle piccole e medie imprese . Oggi le tasse  sul lavoro sono di  circa due terzi  della somma  pagata dalle imprese, mentre nei paesi europei  sono di un terzo .  I due terzi vanno ai lavoratori. Il lavoro è  risorsa primaria per lo sviluppo. E' la ricchezza  più grande del nostro popolo e la sua tutela interessa tutti, lavoratori e non. Il sistema che equipara il lavoro a una merce va combattuto; esso comporta una continua riduzione della retribuzione per via di una crescente offerta di lavoro dovuta all'aumento della  disoccupazione.  Compito della Repubblica è promuovere le condizioni per rendere effettivo   il diritto e fare in modo che ogni lavoratore abbia una retribuzione che lo liberi dal bisogno e gli consenta di dedicarsi al proprio miglioramento spirituale per esercitare in modo responsabile i propri diritti politici. Il progresso tecnologico, che oggi  provoca ulteriore disoccupazione, deve produrre  un'attenuazione della fatica e una più larga diffusione del lavoro per tutti, con una maggiore possibilità per i lavoratori di esercitare i loro fondamentali diritti politici. Questo è possibile solo con un'economia  orientata verso la riduzione del lavoro e la creazione di nuovi posti di lavoro:  meno lavoro per tutti, più lavoro per tutti. Questo già accade in Francia e in Germania da molti anni, con un orario settimanale di 35 ore, e uno sviluppo economico superiore a quello  dell'Italia.

martedì 10 dicembre 2013

Mancano cose fondamentali nel programma del nuovo segretario del PD

[10/12/2013] di Ferdinando Imposimato


Il  programma di Matteo Renzi mi sembra inadeguato alla gravità della crisi.  Il   rinnovamento    degli uomini della segretaria  convince,  così come la valorizzazione  delle donne , finora emarginate  dai partiti. Come incoraggia il riferimento alla riduzione drastica delle spese dei partiti, anche se l'accenno appare generico e non inserito in un programma serio e organico. Occorre una legge che abolisca il finanziamento  da subito e non dal 2017.  Manca  il riferimento ad  una economia sociale con un programma coordinato pubblico privato, che metta al centro il lavoro dignitoso e non il profitto, con un adeguamento della produzione ai bisogni della collettività e una riduzione dell'orario di lavoro come avviene da anni in Germania e in Francia. La strategia deve essere “meno lavoro a tutti , più lavoro a tutti”. La riduzione delle tasse sul lavoro sono un altro obiettivo che non è apparso in maniera chiara nel discorso di Renzi. Manca inoltre il riferimento alla effettiva eguaglianza dei diritti e delle possibilità degli uomini e delle donne  nella vita sociale.

Si vuole una società che non abbia settori marginali, zone d'ombra alle quali , quasi per una congenita e insuperabile diversità , sia riservata una sorte meno fortunata, una partecipazione meno intensa al valore della vita sociale.  Si vuole  un'eguaglianza collettiva di diritti-  al lavoro dignitoso, alla casa, alla istruzione pubblica , al reddito sociale per i disoccupati involontari, che dia ad ogni uomo, in rapporto alle sue possibilità e ai suoi meriti , il posto che gli compete nella società. E  l'impegno a vincere la resistenza  da parte delle caste privilegiate, come "angustia di meschini interessi  e di posizioni di vantaggio da difendere ,  che è forte e richiede una seria azione di lotta democratica diretta a rendere possibili  ed accettabili le   rinunce   ai privilegi, a riequilibrare progressivamente la situazione  a  realizzare l'estensione dei diritti  e l'espansione vitale della intera società”. (Aldo Moro  Milano 3 ottobre 1959).

Nè mi sembra di avere sentito nel discorso di Matteo Renzi  l'esigenza di una legge sul conflitto di interessi,  per la eguaglianza su tutti i cittadini , uomini e donne, alle cariche elettive,  e per la lotta alla corruzione Mancano insomma cose fondamentali nel programma del nuovo segretario del PD.

sabato 23 novembre 2013

Il caso più clamoroso del conflitto di interessi

[23/11/2013] di Ferdinando Imposimato 

Il caso più clamoroso del conflitto di interessi , minaccia alla nostra democrazia,  riguarda  l'ex presidente del Consiglio Berlusconi. Il quale ha approvato leggi che favoriscono i suoi interessi patrimoniali -  leggi sul falso in bilancio, sulla esportazione di capitali e sul condono agli evasori - o gli interessi giudiziari propri e di amici, come la legge ex Cirielli, una forma di indulto ad personas; ma  ha tutelato anche gli interessi politici, come le leggi che alterano la par condicio nell'uso dei mezzi di informazione, condizione indispensabile per una corretta competizione democratica, senza che intervenga alcuna sanzione. Furio Colombo, di fronte alla domanda di un cittadino “verrà un giorno in cui non troveremo il nome di Berlusconi in nessuna delle notizie che orientano un giornale o un telegiornale?”,  ha  messo in evidenza che quel giorno verrà ma non è vicino  dicendo che        “Berlusconi  è una grave anomalia che avrebbe danneggiato in modo serio il Paese  se fosse rimasto al potere  a lungo. Questi due decenni  (compresi quelli in cui ha governato il centro sinistra  di Prodi e D'alema) appartengono in pieno  e completamente al dominio di Berlusconi, che da quando è sceso in campo , ha inflitto al Paese un danno grave e costante” ( il fatto del 22 novembre 2013). Il conflitto di interessi ,  cioè la coesistenza  di Berlusconi imprenditore ,   Berlusconi proprietario di tre TV e governante, è stato esercitato sempre, con la inerzia dolosa del centro sinistra. Berlusconi non ha mai interrotto il suo controllo sulla RAI, la sua capacità di nomina, la sua collocazione e lo  spostamento  di dirigenti  all' azienda di Stato secondo convenienze e necessità delle sue televisioni private.  Egli ha creato un potere di approvazione e cancellazione di notizie  sui giornali che non possiede attraverso  l'intimidazione esercitata da un editore come lui al Governo, uno che può fare o distruggere il futuro di ogni giornalista.  Ha imposto notizie false sulla sua innocenza ripetendole mille volte in TV, compresa l'ultima  sulla presunta congiura del magistrati di Milano che lo hanno condannato per concussione e  induzione alla prostituzione.   Oggi con la decadenza di Berlusconi occorre porre le premesse per cancellare questo grave vulnus alla democrazia, questa offesa  costante alla verità.

venerdì 8 novembre 2013

Lettera aperta al Sindaco di NY Bill de Blasio

Caro Bill De Blasio, anzitutto complimenti per la sua splendida elezione a Sindaco di New York, cosa che fa onore allo nostra terra tormentata, la Campania , e all'Italia. Io sono Ferdinando Imposimato , un ex magistrato originario di Maddaloni, paese che si trova a pochi km da Sant' Agata dei Goti e sono andato spesso al liceo classico della città di S Agata per parlare agli studenti e fare qualche riflessione sulla legalità. Non so se sai che sono stato un modesto giudice istruttore che si è occupato di terrorismo ( il caso Moro , l'omicidio Bachelet, l'attentato al Papa, e 80 casi di sequestri di persona). Ora sono in pensione , avendo quasi 80 anni e sono divenuto un modesto avvocato penalista, che si occupa di errori giudiziari e difende le vittime degli errori. Mi occupo da tempo del caso di Chico Forti, un onesto ex ragazzo di Trento condannato all'ergastolo dalla Corte di Miami ingiustamente per un omicidio da lui mai commesso, come ho potuto verificare leggendo le carte del processo. Esistevano, invece, prove contro un criminale tedesco più volte condannato in Germani e negli USA, che è riuscito a farla franca divenendo addirittura un teste di accusa. Si è trattato di una condanna ignominiosa e ingiusta , per la assoluta mancanza di prove. Ma si è verificata anche la grave slealtà di un avvocato che versava in una situazione di conflitto di interessi poiché era contemporaneamente difensore di Chico  e  prosecutor davanti alla stessa Corte assieme al PM che accusava Forti in altro processo. Egli  avrebbe dovuto avere l'autorizzazione  di Chico Forti  per poterlo difendere, ma nascose questo conflitto di interessi allo stesso Chico Forti . E omise diversi atti fondamentali in difesa di Chico, come quello di invocare il ne bis in idem poichè Chico era stato assolto dalla truffa  che sarebbe stata il movente dell'omicidio, omise di chiedere il confronto tra Chico e il suo principale accusatore, un tedesco condannato per diverse truffe, omise di   indicare dei testi fondamentali a difesa di Chico Forti,  consigliò  a Chico Forti di non  rispondere al giudice , di prendere la parola per ultimo nel processo, sicché la giuria sentì  il  prosecutor che sapeva del conflitto di interessi. La cosa grave è che il Presidente della Corte era informato  del conflitto di interessi in cui versava il difensore di Chico Forti e lo invitò  a regolarizzare  il conflitto, senza informare Forti.  Solo per caso ,  trenta mesi   dopo la condanna, Chico Forti seppe da un detenuto del conflitto di interessi  in cui versava il legale:  e questi ha esibito un documento  con la firma  di Chico in fotocopia ma mai l'originale. Si tratta di un infedele patrocinio che è un reato , che se accertato , porterebbe alla revisione del processo. Chico  Forti è  ormai da 15 anni in carcere  e cerca la revisione, ma io non sono abilitato a difenderlo in America, e quindi c'è bisogno di un legale che possa assisterlo in Florida. Io  credo che  Lei potrebbe  aiutarmi a trovare un difensore in Florida  perché possa utilizzare la mia istanza di revisione che preparerò con l'aiuto dei familiari  di Chico  che vivono in Italia e della criminologa Roberta Bruzzone. So che ci sono tanti altri poveri americani di colore vittime di errori giudiziari che meriterebbero di essere aiutati  ed io sono pronto a farlo, ma sto in Italia. Sto cercando di preparare una domanda di revisione del processo che vorrei mandare alla Suprema Corte USA e per conoscenza al Presidente Barak Obama, uomo giusto e difensore dei diritti umani soprattutto dei più deboli. Chiedo a lei, caro Sindaco, di aiutarmi a fare avere la istanza di revisione che presenteremo tra qualche mese, dopo che avrò sentito , se possibile , alcuni testimoni che si trovano in Spagna , in Germania e negli USA . al Presidente e alla Corte Suprema, affinché la leggano e vedano la serie di gravi abusi commessi. Ovviamente una copia la darò anche a Lei, caro paisà. Lei sa che il livello di civiltà di un popolo si misura dal funzionamento della Giustizia MI batterò, senza interesse personale, con tutte le mie forze per Chico Forti, come per chiunque altro si trovi nelle stesse condizioni . Mi scusi, caro Sindaco per il modo in cui le scrivo sperando di raggiungerla e di trovare ascolto Suo Ferdinando Imposimato

sabato 12 ottobre 2013

La legge Bossi Fini, il porcellum, le reprimende di Repubblica

[12/10/2013] di Ferdinando Imposimato


 Il problema della illegittimità costituzionale della legge Bossi Fini esiste da tempo ; essa venne approvata dal Governo di Silvio Berlusconi che oggi è alleato con Enrico Letta , nel governo delle larghe intese difeso a spada tratta da Repubblica. Su quella legge, mentre alcuni parlamentari del M5S hanno votato per l'abrogazione, il PDL ha mantenuto una posizione di critica. Questa scelta di alcuni parlamentari grillini, criticata da Grillo soprattutto per il metodo, ha subito offerto il destro per attacchi feroci al leader del Movimento. Infatti oggi , cercando di profittare dei contrasti dentro il M5S sulla questione dei migranti , viene fuori su Repubblica la reprimenda di Curzio Maltese, che , denunciando l'opportunismo e le incoerenze dei due fondatori del M5S su immigrazione e legge elettorale dimentica le ripetute incoerenze del suo giornale. Maltese trascura il fatto che Repubblica difende, tutti i giorni la riforma sbagliata e pericolosa della Costituzione, voluta da Letta e Berlusconi. E dimentica che lo stesso giornale, attraverso il suo fondatore, difende a spada tratta il governo delle larghe intese con l'ex-premier condannato. Senza che lo stesso giornale dica una sola parola sulla mancata soluzione del problema gravissimo ed irrisolto del conflitto di interessi che affligge uno dei partner del Governo letta, e produce come conseguenza la perenne comparizione del condannato su tutti i canali TV , la sua auto promozione elettorale e una sistematica aggressione da parte del Cavaliere alla magistratura. Con una grottesca reiterata e infondata protesta di innocenza e un attacco alla Giunta delle elezioni del Senato. E con una palese costante violazione del principio costituzionale che tutti i cittadini possono accedere alle cariche elettive in condizioni eguaglianza ( art 51).

Sa, Curzio Maltese, che questa linea è la strada maestra per consegnare il Paese ancora una volta nelle mani del nemico pubblico numero uno della nostra democrazia che ha governato per venti anni e non se ne vuole andare proprio grazie al controllo di tutte le TV pubbliche e private? E che se ciò accadesse sarebbe la fine di ogni nostra speranza di riscatto? E che l'unica vera opposizione, pur con tutti gli errori, è costituita oggi dal Movimento 5 Stelle i cui militanti appaiono essere persone preparate e eticamente irreprensibili? Lui, invece, scrive su Repubblica, che riceve i contributi pubblici e ospita solo gli amici, mentre altri non hanno diritto di parola. Molti non hanno alcuna tribuna per parlare, mentre quel Movimento ha dato a tanti che non avevano voce la possibilità di entrare in parlamento e di fare valere i loro diritti politici tuttora conculcati da Silvio Berlusconi alleato di Letta difeso da Scalfari. Sa Maltese che i soli che hanno dimostrato di volere ridurre le spese elettorali fin da subito sono i grillini, mentre Enrico Letta si è rifugiato in un comodo e poco credibile rinvio al 2017, mentre i problemi del Paese non possono attendere non dico tre anni ma neppure tre mesi? E che anche la telenovela della legge elettorale, la cui mancata realizzazione viene addebitata al M5S, è ancora lontana dall'essere risolta per precise responsabilità del Governo Letta? Infatti, mentre quel movimento, di cui non faccio parte, ma che rispetto come unica vera opposizione, voleva firmare il lodo per una nuova legge elettorale presentato dal parlamentare del Partito Democratico Roberto Giachetti, ad opporsi è stato proprio il partito democratico, mentre Giachetti ha lanciato una nuova sfida al Parlamento sulla esigenze di riforma del porcellum, riprendendo da ieri sera lo sciopero della fame per protesta contro Enrico Letta difeso da Repubblica. L'onorevole Giachetti ha spiegato che la sua battaglia per la riforma verte non tanto sul merito di un testo che cancelli il Porcellum, ma sui tempi lunghi imposti dal suo partito. Poiché – ha spiegato -, nonostante la procedura d'urgenza, in Senato ancora si è fermi alle audizioni. "Io le ho tentate tutte sul piano parlamentare, ma le mie iniziative sono risultate inefficaci". E su questo problema egli ha chiamato in causa ancora una volta il suo partito augurandosi una presa di posizione del partito democratico al di là delle singole sterili e dilatorie fraudolenti dichiarazioni. Come si fa a tacere su questioni cruciali per la nostra democrazia?

martedì 8 ottobre 2013

La falsa vittoria su Berlusconi

[8/10/2013] di Ferdinando Imposimato 

Il Presidente del Consiglio Enrico Letta, immobile e confuso nelle riforme per l'eguaglianza sociale e la tutela dei lavoratori e dei giovani,  le sole che interessano i cittadini, sostiene con l'enfasi  di un vincitore  che «il ventennio di Berlusconi è finito» per « merito della ribellione dei suoi  seguaci guidati da  Angelino Alfano». L'effetto immediato di questo elogio immeritato è stato la crescita di 5 punti dei consensi  per   Angelino Alfano ,   uno dei principali responsabili della crisi in cui l'Italia  è precipitata. In realtà Alfano è il primo  e più abile alleato  di  colui che  Philip Ridet , giornalista di Le Monde, definisce , nel suo libro “L'Italie , Rome et moi  Le Monde del 4 ottobre 2013”,  “imprevedibile, fuori legge, ridicolo, patetico....”, con   “ una sete di potere senza fine e problemi giudiziari, una debolezza per le puttane, un conflitto di interessi permanente , che sono una fonte di lavoro per giornalisti di tutto il mondo” . Tutto questo il presidente del Consiglio Letta lo ha dimenticato, ignorando  un fatto indiscutibile :  il ventennio  berlusconiano  è per ora cessato, - ma non è detto che lo sia definitivamente-, solo ed esclusivamente  per il coraggio e la determinazione della magistratura italiana. Decisioni dei giudici di Milano e  dei magistrati della sezione feriale della cassazione che ha emesso  la sentenza del 1 agosto  2013 hanno  dato ampia e convincente motivazione delle responsabilità del pregiudicato. Tali giudici   hanno applicato  il principio che la legge è uguale per tutti ,  anche contro chi  aveva ingiustamente goduto della impunità per un ventennio, grazie  alla sterile e subalterna opposizione del PDS prima e del PD dopo, che hanno dovuto bilanciare in questo modo le inerzie a  favore dei propri corrotti. Ed anzi i magistrati , subito dopo la sentenza, sono stati e sono aggrediti, vilipesi, oltraggiati e mortificati senza che il Presidente della Repubblica abbia mai  speso una sola parola in difesa della Magistratura, richiamando il  cavaliere e i suoi  seguaci   al rispetto dell'art 54 della Costituzione. Egli  ha tollerato che il Cavaliere dilagasse ogni giorno per protestare la sua inesistente innocenza, sostenuta con arroganza nelle TV pubbliche  e private, contro ogni evidenza probatoria. In tal modo l'ex premier  ha condizionato una parte consistente della pubblica opinione, che crede, contro la verità,  che egli sia  una vittima di una giustizia di parte.   Siamo  bombardati dalle accuse ai giudici da parte   del condannato, che si permette di dire che la  sentenza che gli ha inflitto 4 anni é  «basata sul nulla»,  senza che nessuno lo contraddica , richiamando  le prove  straripanti. Egli può fare questo, a differenza di tanti  processati innocenti,  solo per il suo persistente vergognoso controllo di tutte le TV, che  manterrà nonostante la decadenza da parte del Senato ,  e, tra non molto, la interdizione dai pubblici uffici. Neppure i soloni della manifestazione del  12  ottobre, alla quale l'ANPI nazionale  ha deciso di non aderire ,  hanno speso una sola  parola sul conflitto di interessi non risolto che affligge Silvio Berlusconi  e i suoi  cortigiani, e su questa perdurante vergogna mediatica , esondata  dal vilipendio quotidiano alla magistratura a quello della Giunta del Senato, nel silenzio delle massime cariche dello Stato.
Enrico  Letta ha dimenticato,  noi no, che il vicepresidente Alfano,  quale Ministro della Giustizia, aveva proposto, e il Governo Berlusconi IV aveva approvato, il 26 giugno 2008, una legge - il cosiddetto  lodo Alfano- che era incostituzionale,  era già stata proposta da Schifani e sarebbe stata bocciata dalla Corte Costituzionale.  Essa prevedeva la sospensione dei processi  penali   fino al termine della legislatura, «con l'obiettivo di tutelare l'esigenza assoluta della continuità  e regolarità dell'esercizio  delle più alte  funzioni pubbliche».  Era una legge ad personam che serviva a bloccare indefinitamente i processi contro  Silvio Berlusconi , accusato non di reati  politici ma  di delitti comuni  gravi contro la pubblica amministrazione e contro la morale .   Sarebbero stati sospesi indefinitamente i processi di Milano per concussione e evasione fiscale per 600 miliardi di lire e quelli di Napoli per corruzione  di uomini politici .  Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che oggi appare, senza esserlo,  l'artefice, con Alfano, della caduta del Cavaliere, anziché richiamare, nel 2008,  il Governo al rispetto della Costituzione ,  in realtà  promulgò   quel lodo illegittimo ,  mentre esso  sarebbe stato bollato di incostituzionalità dalla Consulta.  Il Presidente  affidò  a una nota  le ragioni, ritenute  errate dalla Corte,  che lo avevano spinto a  promulgare la legge ad personam . Oggi è semplicemente assurdo e contrario alla verità  avallare acriticamente, come fa Repubblica, la tesi di un  Enrico Letta vincitore per via di   un Berlusconi  caduto per la ribellione dei suoi seguaci e la resistenza del Presidente della Repubblica.  I seguaci hanno cambiato atteggiamento perché hanno annusato  che il vento non spirava a favore  del Cavaliere.  Senza dimenticare che Letta continua a governare con i seguaci di chi , complice il Colle, vuole stravolgere la Costituzione, senza che nessuno sappia e capisca  niente. Né fanno capire niente i soloni del 12 ottobre 2013, che parlano di difesa della Costituzione, ma dimenticano sistematicamente la  mancata soluzione del conflitto di interessi e  il pericolo di una nuova vittoria dell'ex premier .  Eppure questo uomo continua a essere parte occulta ma concreata del Governo Letta e a  guidare  i suoi uomini, con la ignoranza dei cittadini,  nello stravolgimento della Costituzione sia per quanto riguarda i maggiori poteri al Capo del Governo sia per ciò che concerne  l'attacco alla magistratura . In questo appare assurdo  il sostegno del Presidente Napolitano allo stravolgimento della Carta identico a quello che venne attuato da Berlusconi nel 2003 e bocciato nel 2006.  Disse Napolitano « noi ci eravamo buttati in un'avventura   nel rafforzare i poteri del primo ministro? »  E  aggiunse    « quale è la cultura costituzionale omogenea che sta dietro il disegno di legge (Berlusconi nda) approvato dal parlamento e credo che c'é qualche difficoltà a vederla» E concluse «Non sarà facile la battaglia per il rigetto  della riforma costituzionale del centro destra » ( GNapolitano 25 novembre 2004 ass ex parlament ) . Se questa è la verità, non si può riconoscere alcun merito né a Enrico Letta, né ad Alfano né al  Presidente della Repubblica. Silvio Berlusconi è ancora presente sulla scena politica  e condiziona pesantemente le scelte del Governo nelle riforme costituzionali illegittime  che saranno adottate in violazione dell'art 138, cambiato contro le regole della Carta, da saggi alcuni dei quali  non proprio illibati.


domenica 29 settembre 2013

La crisi delle Larghe Intese

Dopo sterminati articoli di sostegno di Eugenio Scalfari al Governo Letta, il quotidiano di De Benedetti ha scelto la linea del pentimento sulla linea politica da sostenere. Ezio Mauro ha denunziato la gravità del richiamo del Colle a « elementari principi di democrazia», segnalato «l'emergenza istituzionale in cui siamo precipitati» E ha ammonito; «bisogna fermare per tempo -istituzioni, opposizioni, intellettuali, giornali- la progressione di un'avventura politica che costruiva se stessa come sciolta dalle leggi, dai controlli, dalle norme stesse della Costituzione; disegna nella pratica abusiva, nel potere illegittimo e nella norma deformata secondo il bisogno». Si tratta di un ravvedimento tardivo espresso con un linguaggio tortuoso che non tiene conto della serie di articoli della stessa Repubblica a sostegno delle larghe intese e quindi di Silvio Berlusconi , che di quelle intese era chiaramente il pilastro. Proseguendo nel suo grido di allarme, Ezio Mauro avverte «ora si vedono i guasti, con la disperata pretesa di unire in un unico fascio tragico i destini di un uomo, del governo, del Parlamento e del Paese, nell'impossibile richiesta di salvare dalla legge un pregiudicato per crimini comuni» (Repubblica 27 settembre 2013). Ma solo oggi Mauro scopre fatti allarmanti che erano noti a tutti, dimenticando che il Governo delle larghe intese ha avviato una riforma eversiva della Carta, con un Presidente del Consiglio che avrebbe il potere di scioglimento della Camera, cioè un potere di ricatto permanente sul Parlamento che sarebbe del tutto delegittimato. Era chiaro a tutti che le Larghe Intese sarebbero durate solo se si fosse garantita l’impunità a vita al Cavaliere; questa condizione non è stata valutata adeguatamente, forse, dai dirigenti del PD, che per sei mesi hanno creduto o hanno sperato invano che una parte del PdL potesse rendersi autonoma da Berlusconi e che, nel caso di impazzimento di quest’ultimo, fosse in grado di assicurare al Governo il sostegno dei parlamentari ragionevoli. E la esortazione di Ezio Mauro a “fermarlo subito” (  il Cavaliere nda) rivolta a tutte le forze che si riconoscono nella Costituzione,  andava rivolta fin da subito   a Eugenio Scalfari e al Presidente d Napolitano, che  hanno voluto il Governo  in cui uno degli alleati era il condannato a 4 anni. Ma ciò che emerge di tutta evidenza è l'assoluta subordinazione dei parlamentari  del PDL al capo, benché definito socialmente pericoloso da un Tribunale della Repubblica. E così i parlamentari del PdL hanno consegnato le  dimissioni ,   nelle mani dei rispettivi capigruppo parlamentari, allo scopo di concorrere con l'ex premier all’ennesimo ricatto contro il Quirinale e Palazzo Chigi: la vita del Governo in cambio di un provvedimento qualsiasi, che eviti a Berlusconi la decadenza dal ruolo di senatore e l'arresto che  segue alla condanna definitiva della Cassazione, pronunciata il 1 agosto. Ricatto che  è stato respinto, in un rigurgito di orgoglio , dal Capo  dello Stato e dal Presidente Letta, perché, qualora  il ricatto avesse l'effetto desiderato di evitare la decadenza, sarebbe la fine  del principio di legalità, cardine della Repubblica; uno Stato può esistere senza benessere non senza giustizia (Aristotele). E dunque il Governo Letta è destinato a  concludere  con una disfatta  la sua vita breve o, nella migliore delle ipotesi, ad andare avanti continuamente sofferente per la spada di Damocle della rottura dell'alleanza  da parte  degli uomini del Cavaliere. E non si dica che la colpa di tutto questo  è del M5S che non ha accettato una alleanza con il PD, poiché non c'erano le condizioni  per un accordo:  il partito democratico ha dimostrato nei fatti di non volere  nessuna riforma che si ispiri al principio di eguaglianza  delle condizioni  dei cittadini , intesa come eguale opportunità di  tutti i cittadini  di fare valere la propria persona nei vari campi dell'attività umana, in modo che  tutti siano «ugualmente forti e stimati», consentendo ai «piccoli di diventare grandi» ( Tocqueville ); né la legge sul conflitto di interessi , né quella  per la riforma fiscale, né quella per le riduzione  dei privilegi della Casta e delle spese per Quirinale, Camera e Senato. Solo così si porrebbero le premesse per la  eguaglianza delle condizioni, che eserciterebbe  «una influenza prodigiosa sull'andamento della società» ( Tocqueville ). Il PD  è andato nella direzione opposta mantenendo gli ingiusti privilegi della Casta, fingendo  riforme sul finanziamento pubblico che  sono state subito accantonate, omettendo di concludere un accordo con la Svizzera per colpire i capitali all'estero , evitando  una riforma fiscale  ispirata a equità e certezza che trasferisca il ricavato delle risorse ricavate dalla imposizione fiscale  dai ricchi ai poveri ,   «contrastando l'accumularsi della ricchezza dei pochi  e la miseria dei molti  che dipendono principalmente dallo sfruttamento imposto con la forza dai primi a danno dei secondi , e facendo prestiti ai poveri in condizioni agevolate per aiutarli ad avviare attività  anche modeste» (Paolo  Sylos Labini)
Ferdinando Imposimato

sabato 28 settembre 2013

Il disegno eversivo dell'ex premier


[28/09/2013] di Ferdinando Imposimato

L'obiettivo di Silvio Berlusconi  è preciso ed è di una gravità inaudita: creare una situazione di ingovernabilità  con le dimissioni in massa dei parlamentari del PDL, non liberi di decidere,  costringere il  Capo dello Stato allo scioglimento  immediato   delle Camere e al  voto anticipato per evitare la decadenza del condannato(sentenza pronunziata da giudici indipendenti, garanzia dei cittadini e non privilegio dei magistrati), e provocare la elezione di un nuovo Parlamento in cui , grazie al controllo monopolistico  delle  TV pubbliche e private , Forza Italia conquisterà la maggioranza assoluta. Questa non voterà  più  la sua decadenza da senatore  ma gli  garantirà la immunità e la  permanenza in eterno sulla scena politica. L'obiettivo successivo è lo stravolgimento della Carta con l'attribuzione di maggiori poteri al premier, tra cui la nomina e la revoca dei Ministri e il potere di scioglimento del Parlamento al Capo del Governo sottraendolo al Presidente della Repubblica. Questi maggiori poteri al  premier  sarebbero  il frutto della  riforma devastante dei cosiddetti saggi nominati dal Colle, che sostengono il disegno di Berlusconi.  Ciò che ci salva da questo piano eversivo  è il fatto che la Costituzione , per nostra fortuna e contro il disegno dei cd  saggi , prevede ancora,  all'art 88, il potere di scioglimento delle Camere al  Capo dello Stato,  contrario alla scioglimento. Mentre  la riforma  voluta dalle larghe intese , sostenute improvvidamente da Eugenio Scalfari e da  Repubblica  ,  salvo resipiscenza tardiva di  Ezio Mauro , trasferisce il potere di scioglimento  al Capo del Governo che potrebbe ridiventare Berlusconi in caso di nuove elezioni. Ipotesi  non remota:  da anni  viene violato l'art 51 della Carta  perché  il maggiore interessato alla riforma, l'ex primo ministro  condannato a 4 anni, controlla tutte le TV , che sono in grado di influenzare il 75 % della popolazione che non legge il web né i giornali. La riforma dei cosiddetti saggi, ignota agli italiani, è identica a quella  approvata dal Governo di centro destra  nel 2003  e  bocciata  dal referendum popolare nel  giugno 2006 .Quella riforma   aumentava  i poteri del Primo Ministro, (potere di revoca dei ministri e di sciogliere  le Camere,  che spetta al Capo dello Stato)  ed era un attacco all'equilibrio dei poteri . Da notare  che presidenti del Consiglio sono stati, per  un trentennio , persone come Giulio Andreotti,   Francesco Cossiga , Silvio Berlusconi e Giuliano Amato, che hanno violato le regole della democrazia, o mantenendo rapporti con Cosa Nostra, o guidando  organizzazioni illegittime, come Gladio,  come  accertò la Commissione stragi di Libero Gualtieri,  o ispirandosi al  presidenzialismo  della P2 di Licio Gelli, o stravolgendo il titolo V che fu all'origine del dilagare della corruzione  e della burocrazia nelle Regioni.  Lo stesso Presidente Napolitano deve riconoscere che la riforma della Carta, da lui  avallata,  sarebbe pericolosa,  e  tornare  allo spirito del   2006, quando bocciò la stessa riforma  assieme alla stragrande maggioranza del popolo italiano. Il 25 novembre 2004,   il Presidente Giorgio  Napolitano ebbe a  dire sulla riforma  prevista dal ddl   2544,  del  17 ottobre 2003  : <<Si può dire che esistano  esigenze di rafforzamento  dei poteri del primo Ministro? Il modo in cui da parte della maggioranza  che ha vinto le elezioni  nel 2001 sono stati esercitati i suoi poteri e il modo in cui li ha  esercitati il Presidente del Consiglio ( Berlusconi nda) ci ha convinto  che noi ci eravamo buttati in un'avventura ? E   ammonì   <<Non sarà facile la battaglia per il rigetto  della riforma costituzionale del centro destra>> ( GNapolitano 25 novembre 2004 associazione  ex parlamentari ) . Il prof Giuliano  Vassalli  mise in evidenza, nella stessa occasione <<l'eccesso  sbalorditivo  di poteri attribuiti al Presidente del Consiglio , nei confronti della camera dei Deputati  i cui membri  verrebbero esposti alla minaccia di scioglimento anticipato>>. Il Pres Napolitano oggi  non può essere a favore di questa riforma  peggiore di  quella . Ignorando che  la modifica  della legge  elettorale dovrebbe essere approvata prima , per avere  rappresentanti eletti  con voto libero, uguale e personale, non scelti dai segretari dei partiti. In difesa della democrazia una è la priorità  indifferibile, di cui il Governo Letta continua a non parlare, con il silenzio dei soloni che si ergono a difesa della Carta: la legge sul conflitto di interessi, per consentire che «tutti i cittadini, uomini e donne, possano accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza»,  diritto che oggi non esiste. Da questa situazione ci salverà il voto del Senato che ratificherà la decadenza  con il concorso  di  M5S ,  PD e  SEL in difesa della democrazia,  come è avvenuto nella giunta , al di là delle alleanze di Governo.

sabato 7 settembre 2013

Imposimato su riforma costituzionale proposta dal Governo Letta

[06/09/2013] di Ferdinando Imposimato

Dalla Costituzione può dipendere la fortuna o la sfortuna di un popolo. Lo diceva Erodoto nelle sue storie 400 anni prima di Cristo. Ed esaltava la Costituzione di Sparta durata 400 anni, fattore di  potenza e ricchezza degli spartani.   Oggi, quella che si vuole fare da parte del Governo Letta, d'accordo con il condannato ex premier, è una riforma incostituzionale perché tende a cancellare  dopo appena 65 anni la nostra Costituzione , a partire  dall'art 138 che si vuole cambiare violando la Costituzione,   per  stravolgere subito tutto il resto. Eppure l'art 138   è uno dei pilastri   della Carta, che non può mai essere derogato, ma solo modificato   non come vogliono le larghe intese, ma secondo la procedura dello stesso art 138, col rispetto  dell'intervallo di almeno  tre  mesi  tra una approvazione e l'altra di ciascuna Camera,   intervallo che   dovrebbe   essere anche di un anno  o di due anni, o tre anni ,  specie di fronte a riforme  che riguardano il Parlamento ,  il Governo , il Presidente della Repubblica , il  bicameralismo,  e la magistratura, parti  importanti della Carta.  Nella  procedura  speciale   dell'art 138,  la  Costituzione italiana si differenzia dalle Costituzioni di Weimar in Germania ( 1919 - 1933),  e  prefascista in Italia,  che erano  flessibili  e  furono stravolte con facilità da Hitler e Mussolini   e portarono alla dittatura nei due paesi.  Le costituzioni flessibili possono essere cambiate da ogni maggioranza  a seconda delle convenienze  dei  capi e capetti. Vogliamo che la Costituzione resti rigida. La esigenza di un ampio intervallo  nasce dal fatto che le riforme costituzionali sono così complesse da richiedere tempo per la comprensione,  da parte dei cittadini  e dei riformatori , dei mutamenti che esse determinano nel sistema democratico. 
Ma noi non sappiamo quali sono le riforme, sappiamo solo che si vuole cambiare la normativa della II parte ,  sul Parlamento, sul Governo e sul Presidente della Repubblica e sulle Regioni e , temiamo,  anche  sulla magistratura.  Secondo Aristotele, quando la Costituzione è in pericolo ,  “quelli che si danno pensiero della Costituzione,  devono procurare motivi di timore, in modo che i cittadini stiano in guardia e non allentino la vigilanza  intorno alla Costituzione” (Aristotele Politica.Laterza Bari 2000, 175) . Orbene i cittadini e gli stessi parlamentari , lo ribadiamo,  non sanno nulla  del contenuto preciso delle riforme minacciate dal Governo: si fa credere che  risolverebbero la  crisi economica che affligge il Paese; ma così non è. La crisi  dipende dalla mancanza di volontà di fare le riforme giuste – riduzione privilegi dei politici, delle spese di Camere e Quirinale, controlli pubblici delle società partecipate, accordo per tassare i capitali all'estero, lotta all'evasione. Le riforme giuste possono essere varate rapidamente  facendo ricorso, in questo caso si, al voto di fiducia in base all'art 77 della Costituzione. La  riforma della seconda parte  della Costituzione,   approvata da spiriti eletti come Aldo  Moro, Piero Calamandrei , Giuseppe Dossetti e Palmiro Togliatti,  è finita  nelle mani di persone  “nominate”  dai segretari di partiti,  senza merito,  libertà di decisione   e   conoscenza del problema. La riforma  si presenta di estrema complessità, attenendo non solo alla procedura di approvazione ma anche  all'equilibrio dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario,  realizzato dai padri costituenti,  equilibri che  subirebbe un colpo  mortale  con l'annunciata riforma presidenziale. Moro, con intuizione profetica,  nell’aprile del 1948,  denunciò  il pericolo  « abbastanza  grave, che gruppi o individui, modificando la seconda parte  della Costituzione, fossero  indotti ad avversare   anche i principi  consacrati nella prima parte inerenti alla natura ed alla dignità della persona umana, principi che non dovrebbero mai  essere  oggetto di revisione costituzionale perché alterarli significherebbe condannarsi al ridicolo, al disordine, alla tragedia». «E' necessario che tutti gli uomini di buona volontà  siano concordi  nella difesa di quei principi». (A Moro scritti e discorsi 1940- 1947 ed cinque lune).
Noi abbiamo una buona Costituzione  che tutela i diritti inviolabili , al lavoro, alla scuola pubblica, alla giustizia indipendente,  alla salute , alla vita, che  si ispira al principio dell' eguaglianza delle condizioni  dei cittadini , intesa come eguale opportunità di  tutti i cittadini  di fare valere la propria persona nei vari campi dell'attività umana, in modo che  tutti siano «ugualmente forti e stimati», consentendo ai «piccoli di diventare grandi» ( Tocqueville ). Tale  eguaglianza esercita «una influenza prodigiosa sull'andamento della società» ( Tocqueville ). In Italia, questo principio affermato più volte dalla Costituzione, è di fatto violato dai governanti, poiché il nostro paese è afflitto da gravi ingiustizie sociali  che sono aumentate negli ultimi tempi.  Eppure la Costituzione afferma che è «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale , che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e  la piena partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione  di tutti i lavoratori  all'organizzazione politica economica e sociale  dello Stato». Ed è evidente che se un ex  Premier , che oggi vuole cambiare la Costituzione, omette di pagare   oltre trecento milioni di euro  che potrebbero andare alla realizzazione di servizi e di posti di lavoro per cittadini non abbienti, egli viola in modo clamoroso il principio di eguaglianza, (art 3) danneggiando lavoratori, disoccupati e giovani e il principio di solidarietà politica economica e sociale che è altro pilastro fondamentale  della nostra Carta  (art 2).
Piero Calamandrei mise in evidenza che ci sono leggi ingannatrici  che  apparentemente dicono una cosa ma in realtà ne vogliono un 'altra. Ed è questo, il caso della modifica dell'art 138 della Costituzione italiana.
Si vuole cambiare l'art 138 senza  specificare il contenuto del cambiamento che si vuole fare,    sicché l'art 138  viene derogato al buio , senza sapere in vista di quale modifica, anche se noi lo  sappiamo.    Intuiamo quali sono le controriforme.  Si vuole  stravolgere per sempre  la Costituzione  con  l'introduzione  del   Presidenzialismo o Semipresidenzialismo  e le modifiche di  ben 69 articoli  della II parte  ,  tra cui anche gli articoli  che riguardano la magistratura , riducendo i poteri del Parlamento che legifera su lavoro, scuola, eguaglianza sociale,  libertà, ambiente, programmazione economica ispirata alla utilità sociale . E questo    dopo che la stessa riforma  voluta da Berlusconi  e approvata nel 2003  fu  bocciata  dal referendum nel  giugno 2006. Quella riforma   aumentava i poteri del Primo Ministro, (potere di revoca dei ministri,  di dirigere la politica degli stessi non più coordinandola  ma determinandola;  di sciogliere  le Camere,  che spetta al Capo dello Stato) e fu considerata un attacco all'equilibrio dei poteri. Erodoto  ammoniva  che in democrazia  è necessario che «nessuno riesca a raggiungere una posizione troppo preminente», di cui sarebbe portato ad abusare. La Repubblica Presidenziale  si trasformerebbe  in regime, cioè nella  dittatura della maggioranza che governa nel disprezzo dell’opposizione, elemento cardine della democrazia. «Base delle Costituzione democratica è la libertà, fine di ogni democrazia. Una prova della libertà è nell’essere governati e nel governare, cioè l’alternanza dei governi. Nessun individuo può coprire due volte la stessa carica, le cariche sono di breve durata» (Aristotele). In questo alternarsi senza soste dei governi si realizza il continuo rinnovamento della democrazia.
Non   possiamo dimenticare, nel varare  la riforma semipresidenziale,  che presidenti del Consiglio sono stati, per  un trentennio, persone come Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Silvio Berlusconi, che hanno violato le regole della democrazia, o mantenendo rapporti con Cosa Nostra, o  ponendosi alla guida di organizzazioni illegittime, come Gladio, come  accertò la Commissione stragi di Gualtieri,  o ispirandosi  di fatto al  presidenzialismo  voluto dal capo della P2 Licio Gelli, nel suo progetto di rinascita  democratica. Con la Repubblica presidenziale, ci sarebbe il pericolo di regime,   una maggioranza che governa  senza consentire all'opposizione di diventare maggioranza, situazione  tanto più grave se la maggioranza o parte  di essa , come nel caso del Governo in carica,  è a sua volta  egemonizzata da una sola persona  che   fa le  leggi  a proprio esclusivo vantaggio. Invece ( Aristotele)  : “ base della democrazia è la libertà. Una prova della libertà consiste nell'essere governati e nel governare a turno, cioè nell'alternanza; la decisione della maggioranza è sovrana, ma nel rispetto dei diritti della opposizione”.  Chiediamo che  il  Capo dello Stato , primo garante della Carta,  difenda  la Costituzione  essendo in pericolo uno dei «principi supremi dell'ordinamento costituzionale», quello dell'equilibrio dei poteri (Corte Costituzionale) . 
Ricordiamo  che  il 25 novembre 2004,   il Presidente Giorgio  Napolitano ebbe a  dire ,  circa la riforma della Costituzione prevista dal disegno di legge  n 2544,  presentato  dal Governo Berlusconi  il 17 ottobre 2003  : «Si può dire che esistano ancora esigenze di rafforzamento  dei poteri del primo Ministro? Il modo in cui da parte della maggioranza  che ha vinto le elezioni  nel 2001 siano stati esercitati i suoi poteri e il modo in cui li ha  esercitati il Presidente del Consiglio (Berlusconi nda) ci ha convinto  che noi ci eravamo buttati in un'avventura ? (quando nella Commissione Bozzi , poi nella Commissione De Mita -iotti e  in quella D'Alema abbiamo sostenuto la necessità di rafforzare i poteri del primo Ministro?)» E   ammonì    « quale è la cultura costituzionale omogenea che sta dietro il disegno di legge (Berlusconi nda) approvato dal parlamento e credo che c'é qualche difficoltà a vederla» E aggiunse «Non sarà facile la battaglia per il rigetto  della riforma costituzionale del centro destra» ( G.Napolitano 25 novembre 2004 ass ex parlament ) . Quella riforma bocciata dall'allora presidente della Camera G Napolitano era identica a quella che si vuole fare oggi. Perfino Giulio  Andreotti si disse contrario ai «maggiori poteri del Presidente del Consiglio , se fossi Presidente del Consiglio limiterei i poteri proprio in previsione  che poi diventi Presidente del Consiglio uno che non mi piace (sic)» (Andreotti 25 novembre 2004  all'ass ex parlamentari ) E  il prof Giuliano  Vassalli  mise in evidenza «l'eccesso , per me sbalorditivo , di poteri che venivano attribuiti al Presidente del Consiglio dei Ministri, nei confronti della camera dei Deputati  i cui membri recalcitranti verrebbero esposti alla minaccia di scioglimento anticipato» (G Vassalli del 25 novembre 2004  all'associazione ex parlamentari ). Non si vede perchè il Pres Napolitano, che  nel 2006  votò contro la riforma della Costituzione del Governo Berlusconi , oggi sia a favore di questa riforma  uguale  e forse peggiore di  quella , riguardando il titolo I ( il Parlamento), il Titolo II, ( Presidente della Repubblica), il titolo III (  Governo) e il titolo V ( le regioni , le provincie e i comuni) , e le leggi costituzionali connesse , che potrebbero essere il titolo IV ( cioè la magistratura) e  VI (la Corte Costituzionale).
 Ma la cosa  grave è che si vuole  riformare la Costituzione,  posticipando la riforma della legge  elettorale ,  che invece dovrebbe essere approvata per prima , poiché vogliamo  rappresentanti eletti  con voto libero, uguale e personale e non scelti dai segretari dei partiti.
Nè possiamo essere tranquillizzati dal fatto che nel ddl  813 è  previsto sempre  il referendum ,  perchè  il maggiore interessato alla riforma, l'ex primo ministro  condannato a 4 anni, controlla tutte le TV , che sono in grado di influenzare il 75 % della popolazione che non legge il web.

In difesa della democrazia due sono le priorità assolute e indifferibili, di cui il Governo Letta continua a non parlare, con il silenzio del Colle: la legge sul conflitto di interessi, per consentire che «tutti i cittadini, uomini e donne, possano accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza», e, lo ribadiamo,  la riforma della legge elettorale, per eliminare lo sconcio di una legge che riconosce a un partito che raggiunge il 24-25 per cento dei voti di avere una maggioranza assoluta e di governare contro una opposizione del 75%.
Concludendo rifiutiamo l'idea che il  ddl costituzionale 813 cambi l'art 138  dimezzando al buio i tempi della doppia approvazione e con un solo voto   a leggi  costituzionali non omogenee che non possono essere votate insieme. La procedura corretta  da seguire  sarebbe di presentare  tanti distinti disegni di legge costituzionali, quante sono le riforme su Parlamento,  Governo e bicameralismo da approvare con due  deliberazioni  della camera ad intervallo non minore di tre mesi.  L'intervallo dovrebbe essere anche di sei mesi o un anno, in modo da avere la approvazione anche da parte del nuovo parlamento da eleggere con una nuova legge elettorale.
La Costituzione non è un arido elenco di articoli senza nome. Dietro ogni articolo della Costituzione ci sono giovani, giovani come voi,  caduti, caduti combattendo, giovani  che hanno dato la vita perché le parole giustizia e libertà venissero scolpite su questa Carta. Se qualcuno vi chiede dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne ove dei  giovani  furono fucilati, nei campi ove furono impiccati, nelle carceri ove furono torturati.   Laddove è morto un italiano per riscattare la  dignità del popolo italiano  andate lì col pensiero, o giovani, perché  lì è nata la nostra Costituzione. (Calamandrei)




VIDEO

1. Difesa collettiva della Costituzione contro i demagoghi

2. Il conflitto d’interesse

3. La legge elettorale

4. La legge sui partiti

5. La pericolosità della riforma


venerdì 10 maggio 2013

I 55 giorni che hanno che hanno cambiato l'Italia


[10/05/2013] di Ferdinando Imposimato

Aldo Moro fu vittima della ferocia delle BR, ma anche di un complotto ordito da due uomini politici  che vollero la sua morte: Giulio Andreotti e Francesco Cossiga. Ma molti non vogliono saperlo, anche se quello fu l'inizio della terribile crisi politica e morale  in cui siamo precipitati.
L'8 maggio 2013, vigilia del 35 anniversario dell'assassinio di Aldo Moro, la salma di Giulio Andreotti è entrata  tra gli applausi  di una folla osannante nella Basilica  di San Giovanni dei Fiorentini, gremita di curiosi, giornalisti, politici e nostalgici. Mentre la tragica morte di  Moro è stata rimossa dalla coscienza di molti italiani.   Molti non sanno che lo stesso giorno 8 maggio di 35 anni fa, due  commando, uno  dei Carabinieri, i GIS, e l'altro della Polizia di Stato, i NOCS,  e  un gruppo di bersaglieri del battaglione  Valbella, di stanza ad Avellino ,  stazionavano in via Montalcini ove erano giunti  da diversi giorni. I  due nuclei   d'assalto  erano agli ordini del generale Carlo Alberto dalla Chiesa e del commissario  Pasquale Schiavone ; erano  pronti a intervenire per la liberazione  di Aldo Moro ,  prigioniero  delle Brigate Rosse nell'appartamento situato all'interno 1 di quella stessa via al numero 8 . Senonchè la  mattina del 7 maggio  1978  era giunto, inatteso,  l'ordine ai gruppi militari, desiderosi di intervenire,  di abbandonare la postazione  di via Montalcini. Dal Ministero dell'Interno   una telefonata  aveva  fermato  l'operazione militare dei tre gruppi pronti a  compiere  l'assalto finale.  Ci fu un'ondata di sdegno nei militari, ma l'ordine venne eseguito  e fu il preludio della morte di Moro.
 Testimoni  importanti di questa storia sono   il brigadiere della Guardia di Finanza  Giovanni Ladu, l'ufficiale “Oscar Puddu”, nome in codice di un  appartenente alla  Gladio,  il carabiniere Alfonso Ferrara e altri  personaggi  che hanno preferito mantenere l'anonimato per timore di rappresaglie. Importanti documenti, nascosti ai magistrati inquirenti e giudicanti ,  venuti alle luce dopo molti anni di  silenzio, confortano le loro dichiarazioni sconvolgenti. Tra questi  le relazioni dell'uomo del Dipartimento di Stato Steve Pieczenik, consulente di Cossiga durante i 55 giorni. Pieczenik  ha confessato al giornalista francese Emmanuel Amarà di avere preparato la manipolazione strategica che   aveva  portato alla morte di Aldo Moro ( i 55 giorni p 8). Ecco alcuni brani di Pieczenik “ il nostro è stato un colpo mortale preparato a sangue freddo.. La trappola era che loro ( le BR nda) dovevano uccidere Aldo Moro. Io li ho abbindolato a tal punto che a loro non restava altro che uccidere il prigioniero. Cossiga era un uomo che aveva capito molto bene quali fossero i giochi. Io non avevo rapporti con Andreotti, ma immagino che Cossiga lo tenesse informato. La decisione di fare uccidere Moro non è stata una decisione presa alla leggera, abbiamo avuto molte discussioni. Ma Cossiga ha saputo reggere questa strategia e assieme abbiamo preso una  decisione estremamente difficile, difficile soprattutto per lui. Ma la decisione finale è stata di Cossiga e, presumo, anche di Andreotti”(i 55 giorni Newton Compton )
 La  verità, difficile da credere, è che la prigione di Moro era stata scoperta da uomini di Gladio/Stay Behind,  pochi giorni dopo la strage di via Fani e il sequestro di Aldo Moro. E che Gladio era controllata non solo dai militari,  come Giuseppe Santovito, Gianadelio  Maletti e Pietro Musumeci,  ma   anche dal Presidente Giulio Andreotti e dal Ministro Francesco Cossiga,  capi politici di Gladio, che  erano informati di tutto.  Cossiga rivendicò con orgoglio di essere un vertice di Gladio ed era al vertice di NASCO 15. La prigione  era stata messa subito sotto osservazione  da Forte Braschi  per ordine del  generale Gianadelio Maletti,  assistito dal colonnello Pietro Musumeci, entrambi iscritti alla loggia massonica propaganda 2. I due  ufficiali   impartivano le disposizioni  ai militari di Gladio ma anche a quelli di altre forze armate- bersaglieri-  sulle varie iniziative dirette a controllare la prigione  e a coloro che vi abitavano .  Ad essi era stato  annunziato  che ci sarebbe stata una irruzione militare in via Montalcini  n 8 per liberare   un ostaggio di cui non venne fatto il nome,  che poi si seppe essere Aldo Moro .  Sopra l'appartamento- prigione,  liberato dalla famiglia che lo occupava, i tecnici piazzarono i microfoni e le microspie .  I militari italiani e stranieri  erano  galvanizzati dall'idea di partecipare ad un'operazione storica , quella  di liberare  uno statista . Aldo Moro,  che era  nelle mani di spietati terroristi pronti a uccidere l'ostaggio. I servizi italiani avevano un ruolo di comando dell'intera operazione . Alcuni militari di Gladio , con l'aiuto di servizi segreti inglesi  (SAS) e  tedeschi (GSG9), avevano installato  dei registratori e delle microspie ad alta percezione,  per captare le conversazioni che avvenivano nella prigione. La notizia del coinvolgimento nelle indagini su Moro  dei servizi  inglesi e tedeschi era comparsa sul Corriere della Sera  fin da subito dopo la strage. Esperti del gruppo GSG 9 tedesco  erano partiti per Roma per svolgere compiti di assistenza tecnica. Subito dopo si seppe  che erano venuti in Italia due  ufficiali  dello Special Air Service ( SAS), che si erano attestati, durante il sequestro, “vicino a Roma”, secondo ciò che rivelò lo stesso Cossiga, che ammise  che “Gladio intervenne”. (i 55 giorni NC p 185). Da ricordare che Andreotti, quale Presidente del Consiglio, e Cossiga , Ministro dell'Interno ,  avevano istituito,  la mattina del  16 marzo 1978 ,   un  “comitato di crisi”  per la gestione   del sequestro Moro. Esso era  composto da  uomini della P2, ostili a Moro e al  «Compromesso storico» e controllati da Licio Gelli. Il comitato agì, fin dall'inizio,  per  interferire nelle decisioni della magistratura, impedendo l'esecuzione di ordini di cattura e di perquisizione,  ostacolando indagini, bloccando iniziative  nei confronti di alcuni brigatisti, ed escludendo dalle indagini la Procura della Repubblica e l'Ufficio Istruzione di Roma, tenendo i magistrati  all'oscuro di importanti notizie acquisite nel corso dei 55 giorni, tra cui la scoperta della prigione di Aldo Moro. Del comitato di crisi  facevano parte  Federico Umberto D’Amato ( tessera P2 n 554), capo dell’Ufficio affari riservati del Viminale, il generale Giuseppe Santovito,  ( tessera P2 1630), capo del Sismi, vertice di Gladio controllato da Andreotti e da Cossiga, il generale Giulio Grassini, (tessera P2 1620), capo del Sisde, il generale Raffaele Giudice, ( tessera  P2 n 535) comandante della Guardia di Finanza,  il prefetto Walter Pelosi ,  capo del Cesis, tessera n 754) , Giovanni  Torrisi , capo di Stato maggiore della Marina Militare  ( tessera P2 n 631), Franco Ferracuti ( tessera 2137), agente della CIA; Pietro Musumeci , vice capo del Sismi ( tessera 487)  tutti affiliati  alla Loggia di Licio Gelli.  La scelta di questi personaggi, coinvolti in trame parallele contro la democrazia, venne decisa da Andreotti di concerto con  Cossiga.
Grazie alle informative dei vertici militari di Gladio,    anche Andreotti e Cossiga    erano  informati    non solo della ubicazione del carcere ma anche  degli sviluppi della prigionia di Moro  da uomini guidati dal colonnello Pietro Musumeci  e dal  generale Gianadelio Maletti . Maletti, che Ladu chiamava scherzosamente “Linetti”, per i capelli intrisi di brillantina,  da Forte Braschi impartiva ordini  per il  controllo , la videoripresa e la registrazione della prigionia di  Moro. Andreotti e Cossiga  cominciarono a dare  un contributo attivo  all'operazione Moro, avallando  la vergognosa  macabra messinscena “lago della Duchessa”,  attuata la  mattina del 18 aprile 1978. Andreotti e  Cossiga  consentirono  la diffusione del  falso comunicato n 7   delle BR. E   sostennero , contro la verità, che quel comunicato era vero ed autentico e proveniva dalle Brigate Rosse. Mentre esso  era stato formato  per ordine di Cossiga  e con l' assenso di Andreotti, da un uomo della banda della Magliana , ed  ebbe lo  scopo principale  di spingere le BR ad uccidere Aldo Moro.  Lo Stato voleva dimostrare che aveva sotto controllo le basi più importanti delle BR e che si era permesso anche di non arrestare Mario Moretti.
 La “scoperta” del covo di via Gradoli il 18 aprile 1978,  già noto ai servizi da prima del sequestro Moro, e la diffusione del falso comunicato sul lago della Duchessa,  vennero  usate contro il Presidente della DC  per creare un'operazione di facciata contro le BR. Lo scopo era di dissuadere  il  generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ,  pronto  coi suoi GIS  venuti a Roma da Milano,   dalla decisione  di liberare Moro,  ridotto in condizioni umilianti e degradanti  a causa della lunga prigionia. Lo Stato  stava già operando su altri fronti.  Ma l'operazione Lago della Duchessa non  fermò i Carabinieri del RIS, agli ordini del  coraggioso  generale dell'Arma, nè  gli uomini  della Polizia di Stato, guidati dal Questore Emilio Santillo e dal commissario Pasquale Schiavone , capo dei NOCS: i due commando dovevano intervenire il giorno 8 maggio 1978.
Il generale Carlo Alberto  Dalla Chiesa e il Questore Emilio Santillo    sapevano della prigione di Moro. Essi avevano partecipato a due riunioni plenarie ,  il 10 e il 14 aprile 1978, presso il Viminale del gruppo informativo e del gruppo operativo , creati all'indomani della strage di via Fani.
Il commissario  Pasquale Schiavone ,  responsabile dei NOCS,  aveva partecipato , con Santillo , Dalla Chiesa e il capo gabinetto del Ministro Cossiga, Arnaldo Squillante, a una riunione  al Ministero della Marina , qualche giorno dopo l'operazione Lago della Duchessa,  per mettere a punto un piano di intervento  armato  per la liberazione di Moro. Alcuni tecnici  che controllavano la casa di via Montalcini  parteciparono all'installazione  di una microtelecamera in un lampione di via Montalcini che serviva a vedere l'interno dell'appartamento ove era sequestrato Moro, ove  misero in funzione  registratori e microspie ad alta percezione per captare le conversazioni dei terroristi. A informare  costantemente  Cossiga ed Andreotti era  un  fedele collaboratore di Cossiga, il sottosegretario Nicola Lettieri,  nome in codice l'Aquila, vice capo del comitato di crisi  istituito da Cossiga e Andreotti . Lettieri  trasmetteva agli uomini di Gladio a Forte Braschi    “gli ordini dei due esponenti del Governo”. Fu lui che probabilmente   il 7 maggio 1978 trasmise   improvvisamente  il contrordine da parte del  Ministro dell'Interno, Cossiga, che agiva in perfetta armonia con il  presidente del Consiglio Giulio Andreotti.
 Senonché  i militari, la sera del 7 maggio  1978,  inaspettatamente  ricevettero l'ordine di  abbandonare le loro postazioni assieme ai servizi  stranieri, che reagirono con sgomento e rabbia.
A raccontare questa incredibile storia sono stati alcuni testimoni diretti, militari presenti  in quella via  da alcuni giorni pronti a sacrificare la loro vita per salvare quella di Aldo Moro.  All'ultimo minuto era giunto  dal Ministero dell'Interno l'ordine di abbandonare il campo. Tutti capirono che Aldo Moro doveva morire. A dare conferma del ruolo giocato da Dalla Chiesa  fu , oltre all'ufficiale  Oscar Puddu,  anche Pasquale Schiavone , responsabile dei NOCS, i nuclei operativi centrali di sicurezza della polizia di Stato. Schiavone parlò di un incontro  al Ministero della Marina  cui partecipò il capo di Gabinetto del Ministro dell'Interno Cossiga, un esperto del terrorismo straniero, in cui fu messo a punto un piano per un intervento  coordinato  di Polizia e Carabinieri per liberare Moro, in caso di individuazione della prigione. In realtà la prigione era stata già individuata da tempo. Ma quando stava per avvenire il blitz, giunse un ordine  “dall'alto”.  Dalle dichiarazioni di Oscar Puddu, di  Mino Pecorelli e  di Giovanni Ladu,  ma anche dalla  intervista-confessione di Steve Pieczencik  e dai documenti  inviati  dal Ministro Vincenzo Scotti, emergeva chiaro che Francesco Cossiga e Giulio Andreotti conoscevano il luogo della prigionia di Moro, in via Montalcini. Puddu disse che il generale Dalla Chiesa , deciso a intervenire per salvare Moro, era stato convocato a Forte Braschi e  redarguito da  Giulio Andreotti e Francesco Cossiga  che, presente l'ufficiale Pietro Musumeci, coordinatore della intera operazione Moro,  gli avevano impedito di intervenire. (Il 55 giorni p 272)
E così Aldo  Moro, uomo giusto e pensoso del bene comune dell'Italia, venne sacrificato sull'altare delle ambizioni  di uomini politici crudeli e spietati, oggi osannati dal popolo italiano. Erano i prodromi di vergognose trattative e di patti scellerati  che  indegni uomini dello Stato  avrebbero avviato con la mafia e  i terroristi, contro la giustizia e la legalità.

Difesa collettiva della Costituzione contro i demagoghi