[25/06/2014] di Ferdinando Imposimato
La funzione legislativa affidata alla sola Camera dei deputati e la
nascita del nuovo Senato della Repubblica , che vede la centralità delle
Regioni, portano allo stravolgimento della Costituzione con la
modifica degli equilibri a favore dell'esecutivo. E alla lesione
dell'equilibrio dei poteri, cardine della Costituzione. Angelo
Panebianco elogia il nuovo Senato sul Corriere per “la concentrazione
del potere di governo, sottratto alle regioni, eliminando la
dispersione avvenuta con la riforma del titolo V della Costituzione”. Ed
invece si verificherà l'esatto contrario, perché le Regioni ,
controllando il Senato , solleveranno una pletora di vertenze con lo
Stato davanti alla Corte Costituzionale. In tale sistema – disse
Giuliano Vassalli,-si annida il pericolo di una stasi legislativa: una
riforma per aumentare i conflitti. Mentre compito della democrazia è
evitare i conflitti, comporli, sedarli. In realtà siamo di fronte a
una riforma federale mascherata. Cosa che non ha compreso Stefano
Rodotà il quale sostiene, evocando un suo disegno di legge del 1986 ,
la esigenza del monocameralismo. Nel giudicare la bontà della
riforma, dobbiamo partire dal contesto storico . In Italia abbiamo
avuto per oltre un trentennio oltre che governi guidati da
politici illuminati come Aldo Moro , Mariano Rumor e altri , anche
governi guidati da politici filomafiosi da eversori
filofascisti da piduisti , da corrotti o evasori fiscali , che ,
nonostante la doppia lettura di Camera e Senato, hanno prodotto una
moltitudine di leggi ad personam vergognose. Il lodo Alfano, il lodo
Schifani , la legge Cirielli per salvare l'ex premier dai giusti
processi, la legge Giudiceandrea, varata dal Premier Andreotti e dal
capo dello Stato Cossiga nel febbraio del 1992, per prorogare di due
anni il Procuratore della Repubblica di Roma e consentirgli
l'archiviazione del processo su Gladio. Esemplari furono le leggi ad
personam contro il giudice Giancarlo Caselli volute dal premier Silvio
Berlusconi . Ricordiamo a Matteo Renzi e a Maria Elena Boschi quelle leggi vergogna .
Berlusconi varò ben tre leggi contro Caselli, che come procuratore a
Palermo, aveva osato processare i politici Giulio Andreotti ,
Marcello dell'Utri , Totò Cuffaro ed altri, riconosciuti dalle Corti
della Repubblica colpevoli di avere avuto rapporti con Cosa Nostra.
Bisognava fermare Caselli. Il governo Berlusconi agì quando il giudice
si candidò come capo della DNA al posto di Pier Luigi Vigna , con tre
norme varate per sbarrargli la strada. Il guardasigilli leghista
Castelli stabilì che per diventare capo della DNA, bisognasse avere
meno di 66 anni. Vigna sarebbe scaduto il 15 gennaio 2005. Caselli,
compiendo 66 anni il 9 maggio 2005 , non poteva concorrere per il
vertice della DNA . Il Presidente Ciampi bocciò la legge Castelli. Ma
il 30 dicembre 2005 il governo Berlusconi infilò nel decreto
«milleproroghe» un articoletto di tre righe che prorogava Vigna fino ad
agosto 2005. Alla Camera, in sede di conversione, la norma passò.
Un altro emendamento prevedeva l’immediata entrata in vigore dei
nuovi limiti di età. Era la terza e decisiva norma ad personam contro
Caselli: il Csm nominò Piero Grasso, il solo magistrato della storia
repubblicana nominato da un governo, il Governo Berlusconi. Nel 2007 la
Consulta dichiarò incostituzionale la legge anti-Caselli. Ma era tardi.
Questo dimostra che l'attuale riforma premia un politico che vara
leggi personali e vuole asservire la magistratura e la Lega che mira
alla secessione .
Ma siamo contrari ai maggiori poteri al Governo
tramite il monocameralismo, anche perché spesso i cattivi politici
ritornano. Si può dire che nella vita della Repubblica la scelta dei
Presidenti del Consiglio è di regola caduta su persone che si sono
avvalse di ogni mezzo per mantenere e rafforzare il potere. Il solo
baluardo contro la dittatura strisciante è stata la Costituzione .
Siamo convinti che con la riforma del Senato , preludio del
Presidenzialismo invocato da Berlusconi, sarebbe inflitto il colpo di
grazia a ciò che resta della democrazia.
L'insieme della riforma
del Senato rappresenta una “ fuoriuscita" dalla Costituzione, ha
detto Gustavo Zagrebelsky, intervistato da Repubblica. E ha chiarito:
che gli oppositori d'un tempo sono diventati sostenitori. Ed ha
concluso che "piuttosto che farne un pasticcio, sarebbe meglio abolirlo
del tutto". Dietro la riforma ci sono progetti ben precisi :
di Lega e Forza Italia, che vuole asservire la magistratura. E'
evidente che Renzi , Berlusconi , Lega erano d'accordo su tutto,
compresa la immunità frutto di un emendamento del solito Roberto
Calderoli e di Anna Finocchiaro . Questi, scoperto l'imbroglio , hanno ripiegato sulla autorizzazione della Consulta.
In
realtà i poteri del nuovo Senato sono un pasticcio enorme. Eugenio
Scalfari riconosce che la riforma dovrebbe essere varata dal
Parlamento e non dal Governo, perché la competenza “spetta al potere
legislativo e non all'esecutivo, il quale esegue e non può cambiare le
regole”. E conclude bocciando la riforma: “Un governo autoritario non
lo voglio. Che il senato farebbe perdere tempo prezioso , si tratta di una totale bugia. Dai
dati ufficiali dell'ufficio del Senato risulta che l'approvazione d'una
legge ordinaria avviene mediamente in 53 giorni. La decretazione di
urgenza in 46 giorni e le leggi finanziarie in 88 giorni. Non sono colpa
del bicameralismo ma della burocrazia ministeriale i ritardi”. Si
tratta di un progetto disgregatore dello Stato che abbiamo il dovere di arginare
con tutte le nostre forze . Giorgio Napolitano, disse a proposito del
senato federale che corrisponde a quello di oggi, “non resta che fare
appello ai cittadini perché impediscano la promulgazione di una legge di
riforma sconvolgente ,contraddittoria, produttrice di conflittualità e
di paralisi nei rapporti con le istituzioni.”. Non si capisce perché
abbia cambiato idea oggi , dopo che quel progetto è stato bocciato dal
referendum popolare nel 2006.
Le riforme da fare sono altre , in attuazione della Costituzione. Che è , come diceva Calamandrei, la grande incompiuta. In primo luogo la soluzione del conflitto di interessi che investe la essenza stessa della democrazia ed è causa prima della corruzione . Altre essenziali riforme riguardano la uguaglianza dei diritti sociali, la lotta ai privilegi e un politica economica programmata che veda la sinergia tra pubblico e privato
, scegliendo settori che possono trainare lo sviluppo e riguardano la
economia basata sul rispetto dell'ambiente , la valorizzazione
dell'immenso patrimonio artistico e paesaggistico, e l'apporto alle
piccole e medie imprese.