sabato 2 gennaio 2010

Appello a Giorgio Napolitano

Illustre signor Presidente della Repubblica,

mi consenta di esprimere pubblicamente la mia perplessità circa il Suo appello a riforme istituzionali condivise, di cui però si ignorano i contenuti. Se le riforme riguardano materie bocciate dal referendum 2006, - senato federale, premierato e Consulta- credo sia legittimo chiedere che non siano riproposte. D'altra parte una riforma prioritaria concerne il conflitto di interessi, che riguarda la libertà e il pluralismo della informazione (art 21 cost), di cui nessuno parla. Mi sarei aspettato che la riforma proposta dalla opposizione riguardasse il superamento del controllo di tutte le TV da parte del Premier. Talune delle coscienze più sensibili del nostro Paese- Paolo Sylos Labini, Giorgio Bocca, Giovanni Sartori e Vito Laterza- fin dal 1994 lamentarono la violazione del decreto presidenziale 30 marzo 1957 n 361 che all'articolo 10 contempla il caso Berlusconi: “Non sono eleggibili coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private, risultino vincolati con lo Stato per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica...”. Quando Berlusconi fu eletto, il Parlamento concluse per la sua eleggibilità, in base ad un'assurda interpretazione della legge. Sartori ammonì: “io mi rifiuto di giocare a scacchi contro qualcuno che ha due regine perché così lui vince sempre ed io perdo sempre”. Ed è ciò che accade da anni. Non credo che questo si possa tollerare oltre.

La preoccupazione aumenta perché in base alle ricerche del Censis e dell'Unione Stampa cattolica siamo il Paese in cui la popolazione guarda la TV per tre ore e quaranta minuti al giorno, la media più alta d'Europa. Mentre il consumo di carta stampata si è di molto ridotto. Gli italiani sono videodipendenti. La TV costituisce il mezzo di (dis)informazione fondamentale di questo paese. Si può parlare di dittatura mediatica, nonostante le apparenze di libertà. Cinque delle sei TV sono direttamente o indirettamente controllate dal premier per ragioni di proprietà (mediaset) e di controllo politico (RAI). Al Presidente del Consiglio non può essere consentito di promuovere riforme esiziali per la democrazia solo perché ha subito una aggressione deprecabile le cui conseguenze non devono riflettersi sui cittadini. Albert Einstein, dall'America profetizzò 65 anni fa: “ Le moderne democrazie mascherano regimi tirannici: utilizzano i mezzi di comunicazione di massa come strumenti di disinformazione e di stravolgimento delle coscienze degli uomini”. La stessa analisi vale per l'Italia ove esiste un pensiero unico dominante nella informazione monopolizzata che brilla per la falsificazione delle notizie e i silenzi su questioni cruciali, come i rapporti mafia-politica. Per questo occorre uscire dal vago: democrazia è trasparenza e controllo. E la chiarezza e il controllo mancano nella partita delle riforme.


Ferdinando Imposimato
01 Gennaio 2010

Difesa collettiva della Costituzione contro i demagoghi