venerdì 24 aprile 2015

Il rispetto della scuola pubblica




La scuola pubblica,  la dignità e  la libertà di insegnamento. 

1.  Ringrazio  tutti coloro che mi hanno chiesto di partecipare a questo incontro e di dare il mio modesto contributo alla difesa della scuola . Nel  70 anniversario  della Liberazione , da cui è nata la nostra Costituzione,  siamo  chiamati a  difendere la scuola pubblica dall'attacco del Governo contro  insegnanti  precari e di ruolo  e i quota 96, vittime di  gravi ingiustizie  commesse da parte dei Governi  degli ultimi 30 anni.  E' un attacco, quello attuato con la legge in discussione in Parlamento,  contro la democrazia  e la Costituzione e contro il diritto  degli studenti  a ricevere gratuitamente una seria educazione e formazione culturale e morale  a vantaggio della loro persona e della collettività. A differenza  dello Stato totalitario, lo Stato democratico, perseguendo  l'interesse collettivo alla cultura, lascia alle persone libertà di formarsi  e non stabilisce  con arbitraria sopraffazione, quello che è etico e  giusto insegnare ( Atti costit relazione  A Moro  18 ottobre 1946).
Questa libertà  di contenuti oggi è  minacciata dalla riforma del Governo.
Quella che conduciamo oggi, e dobbiamo proseguire in avvenire,  è una battaglia di libertà e di  dignità dei docenti precari e di ruolo.  Ai  quali va riconosciuto il diritto di insegnare  alle nuove generazioni il frutto  della propria esperienza intellettuale e di aiutarle ad aprirsi coscienti alla vita,  diritto  costituzionalmente garantito col riconoscimento della funzione sociale dell'insegnamento . Questa funzione lo Stato deve soddisfare, ponendo a disposizione degli studenti, docenti preparati e ben retribuiti, affinché possano  migliorare la propria formazione culturale ed etica  nell'interesse degli studenti. ( atti costituente  relazione Moro ib). Ed è questo dovere dello Stato,  di organizzare la scuola come un servizio pubblico per  preparare i giovani ad assumere  funzioni sociali,  che  con la riforma viene  violato  umiliando  i docenti col licenziamento ,  precarietà e retribuzioni inadeguate.

 Contro questa politica , che danneggia la scuola pubblica e l'interesse collettivo , docenti, studenti  e lavoratori  devono mobilitarsi per una nuova Resistenza. Ma occorre anzitutto  l'unità  dei docenti , di ruolo e precari,  condizione necessaria per la difesa della scuola pubblica. Siamo più che mai convinti  che se la scuola pubblica non vuole subire nuove sconfitte, deve affrontare compatta e non divisa le forze  del privilegio e della reazione, che  70 anni  dopo la Liberazione,  non sono  morte , ma, come appare  da molti segni evidenti , sono più vive che mai e tentano di umiliare la scuola di Stato   con  grave  pericolo per la democrazia.
 Ogni volta che  tra gli insegnanti  si verificano divisioni , alimentate ad arte dai nemici della scuola, le forze della  conservazione, ne profittano per  ridurre i diritti dei docenti a una retribuzione adeguata ai loro altissimi compiti, alla  dignità  del lavoro e alla  libertà di insegnamento.
L'istruzione  pubblica   deve tornare a essere, contro la controriforma,    punto centrale del nostro sistema morale e politico,  lo strumento più alto per la formazione umana della nostra comunità nazionale,  l'ambiente più favorevole per risolvere  i problemi  sociali e politici e  soddisfare l'ansia di un mondo più  giusto.  Agli insegnanti,  anima della scuola,  umiliati e offesi dai vari Governi che si sono alternati, vadano il rispetto, la fiducia , la comprensione e la gratitudine  dei cittadini, riconoscendo ad essi  la funzione sociale   di   aiutare  coloro che affrontano le quotidiane fatiche intellettuali  per sostenere  la vita nuova che avanza  dei  nostri amati studenti . (Atti costit relazione  A Moro  18 ottobre 1946). 

2. La riforma del  Governo va contro  l'interesse del paese  a  una vita scolastica più adeguata alla realtà dei tempi, più vicina ai cittadini,  più in grado di  preparare i giovani   ad affrontare i problemi di una società in profonda crisi a causa delle   diseguaglianze tra una piccola  classe di privilegiati , che godono di  retribuzioni  enormi,  e una grande massa di cittadini, tra cui i docenti,  che  vivono  in uno stato di bisogno. Ma la libertà senza eguaglianza non esiste , è una falsa libertà. Il docente che non  ha  un lavoro stabile e  una retribuzione dignitosa,  non ha la serenità  necessaria per  educare i nostri amati giovani alla vita e alla lotta  per i diritti civili e politici. E'  persona  in apparenza libera, ma  di fatto schiava, è una non persona. E noi cittadini  abbiamo il dovere di ribellarci a tutto questo.

Questa  riforma  viola  principi fondamentali della Costituzione,  anzitutto l'art 3 , secondo cui  è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli  di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la  effettiva  partecipazione di tutti  i lavoratori , tra cui gli insegnanti , alla organizzazione politica , economica e sociale dello Stato. E  l'art 36 secondo cui  i docenti hanno diritto a una retribuzione adeguata alla qualità e quantità del lavoro svolto e  tale da  garantire una vita libera e dignitosa. Ma anche l'art 4 secondo cui lo Stato deve rendere effettivo il diritto al lavoro, e l'art 33 sulla libertà di insegnamento.

3. Per questo preoccupa e  indigna  l'attacco del Governo agli insegnanti. Il presidente Matteo Renzi, dopo avere promesso  il 12 marzo 2015, l'assunzione di 150000 precari,  presenta un disegno di legge che lascia ai docenti di ruolo lo stipendio  immorale  di 1800 euro al mese dopo 30 anni,  e minaccia  di licenziare circa 100.000 precari , retribuiti con stipendi indecorosi. Non  percependo la diseguaglianza  dovuta agli enormi e ingiusti sipendi  attribuiti a caste privilegiate, tra cui i dirigenti di enti pubblici, spesso coinvolte in gravi episodi di corruzione, degli enormi sprechi nelle grandi opere spesso  inutili come TAV, Expo e Mose , segnalati dall'UE   nel rapporto del 3 febbraio 2014, di denaro pubblico  che si verifica ,   e della corruzione   impunita che costituisce una tassa immorale di 70 miliardi di euro ogni anno ( Corte Conti) . E ignorando che la scuola è (Calamandrei)  “un organo costituzionale come Parlamento, Governo  e magistratura anzi ancora più importante,  poiché l'insegnante ha un compito  ancora più difficile , istruire e formare i giovani. La scuola è “organo centrale della democrazia” “da essa  parte il sangue che  rinnova giornalmente tutti gli altri organi, giorno per giorno”.

4. La riforma minaccia la libertà degli insegnanti (art 33), che saranno  costretti ad abbracciare una fede politica, una dottrina filosofica, una ideologia , una scelta  educativa  e non verità, che viene dall'alto, mentre essi  hanno  diritto di dare e ricevere criticamente diverse  opinioni politiche, diverse filosofie, diverse ideologi (N Bobbio). La scuola libera non vuol dire scuola indifferente alla sorte del Paese e alla democrazia,  né da parte dell'insegnante , che deve avere le sue convinzioni, né da parte dell'allievo, che non deve essere un ricettacolo passivo di tutto quello che legge o ascolta. Il principio etico  su cui si fonda la libertà nella scuola è la tolleranza.  La tolleranza è rispetto delle opinioni altrui .  Tolleranza significa che è lecito e doveroso , il confronto, perché dal confronto  deriva  tanto da una parte quanto dall'altra una convinzione diversa da quella da cui eravamo partiti.  (Bobbio)
La riforma, attribuendo al dirigente scolastico  “le scelte didattiche e formative e la valorizzazione delle risorse umane e del merito dei docenti”, viola il principio  della libertà di insegnamento tipica della scuola di Stato, ma anche la meritocrazia .

5. Aristotele  esaltava la scuola pubblica  450 anni prima di Cristo dicendo “che il legislatore deve preoccuparsi soprattutto dell'educazione dei giovani ; ed è questo, che trascurato in uno Stato, rovina la  democrazia. E poiché lo Stato  ha un unico fine,  il bene comune , è evidente di necessità che anche l'educazione sia unica e uguale per tutti, che la cura di essa sia pubblica e non privata, come adesso fa ognuno prendendosi cura in privato dei propri  figli e impartendo loro l'insegnamento che gli piace”.  ( Aristotele La politica  editori Laterza  p 263- 264)
“E' evidente , dunque, che deve esserci una legislazione sull'educazione e che questa deve perseguirsi in comune; quale sia l'educazione e come la si debba  impartire non deve restare nascosto”( Aristotele Politica  editori Laterza  p  264).
Ed invece  il Governo  finanzia le scuole private  come  le scuole pubbliche,  mentre la Costituzione  dice “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.  Anzi la riforma Renzi peggiora la legge Berlinguer 2000, pone  scuole statali e  private  sullo stesso piano. Un'assurdità!  Se  prevarrà la scuola privata, costosa e confessionale,  molti studenti saranno esclusi dall'istruzione   a causa della povertà  e della fede  non cattolica.  Mentre la scuola pubblica è laica, aperta a tutti e gratuita. 

Contro la riforma, chiediamo che il merito sia valutato non dal dirigente scolastico , ma con criteri oggettivi fissati da leggi e  regolamenti.  Diceva Aristotele: “E' preferibile , senza dubbio, che governi la legge più che un qualunque cittadino. Chi raccomanda il governo della legge  raccomanda il governo  della ragione; mentre chi raccomanda il governo dell'uomo vi aggiunge anche quello della passione sconvolge anche gli uomini migliori. Mentre  la legge è ragione senza passione... quelli che stanno ai posti di governo ( anche nel governo della scuola nda) sono soliti fare molte cose per dispetto  o per favore” (Aristotele politica Laterza 93 p 108-109)

6. La riforma  si   risolve ancora una volta in tagli  alla scuola pubblica ,  alle università statali e a centinaia di migliaia di studenti.  L'idea  è  assoggettare la scuola alle leggi del mercato e dell'efficientismo come si  è fatto per il lavoro trattato come una merce.  Ma la Repubblica non si ispira a principi utilitaristici  ma con lo studio gratis ,  deve adempiere ai doveri  di solidarietà politica economica e sociale .
Tutto questo va contro  la democrazia.  L'insegnante, temendo il licenziamento,  non sarà più libero di esprimere il proprio pensiero  ma dovrà   seguire scelte didattiche di regime  che  ledono la libertà del docente e dell'allievo di non essere  indottrinato. L'allievo sarà  condizionato  da insegnanti  cui è precluso il diritto  di   esprimere  un'opinione critica, un giudizio politico o morale sulla classe dirigente una valutazione  della correttezza dell'azione del Governo.

7.  Il costo della scuola pubblica  è  diventato  insostenibile per milioni di lavoratori; e ancor più quello della scuola privata aperta solo ai ricchi; ma il monopolio della ricchezza   porta fatalmente al monopolio della cultura, sicché le scuole medie ed universitarie, sbarrate  agli ottimi quando sono figli di poveri, si riempiono di mediocri e anche di pessimi, figli di ricchi . Che diventano pessimi professionisti,  pessimi magistrati ,  pessimi politici e  pessimi governanti che pensano al loro vantaggio personale e non al bene comune.
Verrà  a mancare quel continuo ricambio attraverso il quale si verifica senza posa , nelle vere democrazie,  il rinnovamento della classe politica di governo, che non  deve rimanere una casta chiusa, come oggi,  ma  deve essere la espressione aperta e mutevole delle forze  più giovani e meritevoli della società.  Ed è  in questo cristallizzarsi  del potere  nelle mani di una minoranza inetta e ignorante ,  la ragione delle diseguaglianze sociali e del declino della classe dirigente, esaltata da media asserviti e da intellettuali senza nerbo e senza dignità. Ed è  qui da  la causa del trionfo del nuovo fascismo che si ammanta di democrazia, in questa fiacchezza , in questa anemia, in questa indifferenza popolare, narcotizzata dai grandi fratelli e  dalle fiction.
La sola speranza di riscatto viene  da docenti e  studenti,  che non siano condizionati dal  ricatto di un governo insolente e prepotente .  
Nella nostra  fragile ed ingiusta  democrazia, la scelta di governanti  non cade su persone culturalmente  dotate, ma , grazie ad una scuola  impoverita e umiliata ,  su mediocri che ignorano  il bene comune e l'eguaglianza dei diritti sociali. Mentre  si tende a privilegiare una scuola privata riservata alle classi benestanti.
 Laddove , attraverso il potere  discriminatorio della  istruzione , il governo democratico che dovrebbe essere aperto ai meritevoli ,  resterà  il governo dei ricchi, non progrediremo verso l'eguaglianza dei diritti sociali, necessaria per lo sviluppo del paese.  Di tutti i privilegi che la ricchezza conferisce  agli abbienti, anche se  incapaci, quello della istruzione è il più ingiusto, odioso e pericoloso. L'uomo e la donna figli di operai  e contadini non potranno mai esser capaci di accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, come previsto dall'art 51 della Costituzione,  se non  si garantisce loro una educazione sufficiente  per prendere coscienza di sé, per alzare la testa dalla terra, e per intravveder fini più alti che non siano quelli di saziare gli stimoli della fame. 

Dopo l'asservimento  a una oligarchia dominante del sistema mediatico TV e della carta stampata, che con  adulazione esalta il Presidente del Consiglio non lasciando spazio alla critica, dopo  il nuovo conformismo di molti  intellettuali alla ricerca di protettori, il solo comparto da soggiogare resta la scuola pubblica.  E questo il Governo sta facendo.

Rivolgo un appello al Presidente della Repubblica, garante  supremo della Costituzione , affinché, in ossequio all'art 54 della Costituzione- per il quale i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche  come Governo e Parlamento  debbano osservare la Costituzione con disciplina e onore-,  intervenga  fin da ora per richiamare il Governo sulle palesi illegittimità costituzionali presenti nella riforma sulla scuola  pubblica  in discussione davanti alle Camere.

Rivolgo un appello a tutti gli insegnanti a battersi uniti in difesa della scuola pubblica, ma anche agli studenti perché amino e rispettino i loro insegnanti precari e di ruolo  e il sacrificio che essi  sopportano giorno per giorno. Gli studenti ,  i lavoratori e i disoccupati devono scendere in campo accanto agli insegnanti  in difesa della scuola pubblica gratuita, della dignità dei docenti  e contro l'abbandono scolastico. Guai a spezzare questa unità di docenti studenti e lavoratori, ogni rinnovamento si arresta. Dobbiamo ribellarci e dire un no netto  alla riforma  liberticida  del Governo, che intacca le nostre libertà e la nostra democrazia,  e chiedere al Governo di  riconoscere il posto di lavoro agli insegnanti precari, una categoria benemerita che tanto fa per i nostri studenti, i diritti violati di quota 96, e  perché il governo garantisca stipendi adeguati a insegnanti di ruolo e non di ruolo. Dobbiamo pretendere  dal Governo  che i miliardi  assegnati alle grandi opere, che sono spesso inutili tanto da restare incompiute,  veri e propri tangentifici e distruttori dell'ambiente,  siano invece  destinati alla scuola pubblica, che è pilastro della nostra democrazia, e alle migliaia di precari da stabilizzare. Vogliamo che dalla classe operaia possano uscire, attraverso la scuola pubblica aperta a tutti, uomini come Giuseppe Di Vittorio e Sandro Pertini. Forze vive capaci di rinnovare la classe dirigente, giovani che non si lascino prendere dal mito del successo, che premia spesso ingiustamente chi ottiene molto senza dare niente,  perché siano gli alfieri di una Nuova Resistenza.  Viva la scuola pubblica , viva  gli insegnanti  precari e di ruolo  di ogni scuola, viva la democrazia e la libertà.



Difesa collettiva della Costituzione contro i demagoghi