giovedì 4 dicembre 2014

Imposimato su riforma del Titolo V della Costituzione. Camera deputati 4 dicembre 2014




Ringrazio il Presidente di avermi dato questa possibilità e il M5S che mi ha  indicato come esperto.  Ho avuto così modo di percepire la tragedia sommersa  di una riforma  del Titolo V della Costituzione ,  approvata al Senato nell'agosto 2014,  che invece di  arginare lo spreco del danaro pubblico da parte delle Regioni nella sanità, lo farà aumentare a dismisura.  E' una legge che dice una cosa e ne fa un'altra. Come è avvenuto per le leggi contro la  corruzione. 
Siamo, anche grazie alle Regioni, il paese più corrotto d'Europa secondo Transparency 2014. La incidenza negativa delle Regioni  sulla crisi del paese  è stata denunziata dalla Corte dei Conti nelle relazioni sul rendiconto generale dello Stato . La Corte definì la corruzione, una tassa immorale  e occulta pagata dai cittadini, pari a  70  miliardi di euro all'anno. Per la quale è insufficiente la repressione della magistratura  che si limita a prendere atto  di danni già verificati .  Nella classifica della corruzione , tra le prime cinque regioni, ci sono  la Sicilia (13% del totale delle denunzie), la Campania (11,46%) , la Puglia ( 9,44 ), la Calabria (8,19) preceduta dalla Lombardia con il 9,39 del totale delle denunce. A tutto questo si aggiunge l'aumento  della spesa corrente del 4,5% ( aumenti di stipendi e pensioni ). Il sistema  che ha provocato questo collasso sarebbe alimentato dalla legge costituzionale  in discussione alla Camera.
 Il testo vigente prima del 2001 era  chiaro  nel definire la prevalenza dello Stato in alcune materie     « art117. La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme non siano in contrasto con l'interesse nazionale e con quello di altre Regioni: beneficenza pubblica ed assistenza sanitaria ed ospedaliera; istruzione artigiana e professionale e assistenza scolastica; musei e biblioteche di enti locali; urbanistica; turismo ed industria alberghiera; tranvie e linee automobilistiche di interesse regionale; viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale; acque minerali e termali; cave e torbiere; caccia; pesca nelle acque interne; agricoltura e foreste; artigianato. ».
 La riforma del titolo V  del 2001 provocò il caos . E violò  i principi   di  solidarietà ( art 2), unità , indivisibilità ( art 5), e l'equilibrio dei poteri.  Essa  fu aspramente criticata da alcuni costituzionalisti tra cui  Giuliano Vassalli. Che disse Occorrerebbe  riformare il Titolo V  della Costituzione ,  aumentando le competenze esclusive dello Stato , in materia di tutela di salute ,  sicurezza  e  scuola, che con la riforma 2001  sono state affidate alla competenza  concorrente delle Regioni: fatto che ha dato luogo ad una serie di conflitti disgregatori” . Della stessa idea era l'allora on Giorgio Napolitano che  al convegno degli ex parlamentari ,sulla riforma del Senato, concluse   “bisognerebbe  rivedere il titolo V  riformato” che  definì in alcune parti  “orripilante, come l'art 114”. E fece un” appello ai cittadini perché impediscano la promulgazione di una legge di riforma  sconvolgente, contraddittoria, produttrice di conflittualità e di paralisi nei rapporti con le istituzioni.”
Per  Vassalli  fu  voluta  per creare  non solo una pletora di eletti , ma  nuovi centri di potere e di controllo dei fondi  europei e nazionali, e allargare il consenso clientelare .
Oggi: obiettivo  della  Riforma    dovrebbe essere   il ripristino   delle competenze esclusive dello Stato  in materia di tutela della salute che è fondamentale diritto dei cittadini e interesse della collettività (art 32 cost). E invece la legge  accresce i poteri delle Regioni .
Le funzioni  attribuite alla competenza statale esclusiva, nel nuovo  art 117, secondo comma, sono,  per la sanità, 1)  “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali  che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” Tra i diritti civili e sociali  vi è il diritto alla tutela della salute(art 32)  2 )   “ disposizioni generali e comuni per la tutela della salute,  per la sicurezza alimentare e per  la tutela e sicurezza del lavoro”( art  30  ddl   approvato a Senato l'8 agosto 2014  ).
Senonché l' art 117 al 3 comma   restituisce alle regioni poteri maggiori di quelli di oggi . Infatti essa  stabilisce “dotazione infrastrutturale, di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali”. Questa norma    confligge  con  la norma di cui alla lettera m dell'art 117 , che attribuisce  allo Stato in via esclusiva “disposizioni generali e comuni per la tutela  della salute”, che  dovrebbe comprendere “la programmazione  generale  dei servizi sanitari  per tutto il territorio nazionale”  Chi prevarrà? Lo dirà la Consulta!
Per “dotazione infrastrutturale”  s'intende , secondo Zanichelli, la “predisposizione del complesso di mezzi e materiali necessari allo svolgimento del S S”, per “programmazione dei servizi sanitari” si intende “un'attività fondata su calcoli precisi relativamente ai costi e agli obiettivi da raggiungere”. Mentre per “organizzazione  dei servizi sanitari” s'intende “l'attività che corrisponde in maniera sistematica a esigenze di funzionalità e efficienza delle imprese che si occupano dei  SS”.
Si tratta di  emendamento,  introdotto al Senato  su proposta dei  relatori Roberto Calderoli e Anna Finocchiaro,  che nella formulazione originaria del Governo non prevedeva   la dotazione strutturale e la  programmazione , che significano che la spesa la decidono le Regioni. La spesa sarà senza controllo. Essa creerà anche le condizioni per una delegittimazione dello Stato come vuole la Lega  in vista della secessione, obiettivo mai abbandonato.
 In questo modo si amplia il rischio di  conflitti  Stato Regioni che  perpetuano la paralisi legislativa. Ma se la maggioranza sarà di centro destra, i conflitti non verranno sollevati contro le Regioni dissipatrici.  Mentre le Regioni , controllando il Senato attraverso  i loro  eletti , solleveranno  con lo Stato una pletora di vertenze davanti alla Consulta .  Vassalli criticando il Senato  federale approvato  nel 2003, bocciato nel 2006 dal referendum- si annida il pericolo di una grave stasi legislativa,  una riforma   che porterebbe ad aumentare i conflitti. Mentre compito della democrazia è  evitare i conflitti, comporli,   sedarli>>  (  convegno ex parlam nov 2004).     
L'attribuzione del potere di programmazione e organizzazione alle Regioni sarà  fonte di abusi da parte delle Regioni, perché  il Senato della Repubblica, che in realtà sarà Senato delle Regioni,  avrà il  potere di nomina di due giudici costituzionali ( art 135 Cost), che saranno scelti soprattutto dalle Regioni del Nord , preponderanti   su  tutte le altre Regioni d'Italia.
Inoltre nell'attuale formulazione dell'art 117, non risulta chiaro  se, in materia di organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale , lo Stato possa dettare ancora principi  normativi valevoli per l'intero territorio nazionale, aspetto di rilievo nella materia sanitaria. Senonché lo Stato non potrebbe farlo se “la programmazione” e “la organizzazione” restassero di competenza delle singole Regioni, come prevede la legge caos in esame alla Camera. Se l'organizzazione del Servizio Sanitario Regionale  diventa materia di competenza legislativa regionale, anche principi fondamentali dell'attuale organizzazione, di matrice statale, saranno messi in discussione da ogni singola Regione e variamente disciplinati  sul territorio nazionale: ora il sistema si basa su una concessione rilasciata alle strutture pubbliche e private - l'accreditamento, che richiede l'idoneità a svolgere la pubblica funzione - a cui segue  l'assegnazione del budget di spesa per prestazione. Con la formulazione in esame, la legge regionale sembra poter modificare radicalmente il sistema, senza limiti; appare opportuno preservare uno spazio in materia alla legislazione  esclusiva statale e non confinare le possibilità d'intervento a specifici atti repressivi adottati in virtù dell'interesse nazionale.
La soluzione dovrebbe essere il ripristino del titolo V precedente alla devastante riforma Amato. Programmazione e   organizzazione  andrebbero escluse dalla potestà legislativa delle Regioni.

Difesa collettiva della Costituzione contro i demagoghi