Ringrazio
il Presidente di avermi dato questa possibilità e il M5S che mi ha
indicato come esperto. Ho avuto così modo di percepire la tragedia
sommersa di una riforma del Titolo V della Costituzione , approvata al Senato nell'agosto 2014, che invece di arginare lo spreco del danaro pubblico da parte delle Regioni nella sanità, lo farà aumentare a dismisura. E' una legge che dice una cosa e ne fa un'altra. Come è avvenuto per le leggi contro la corruzione.
Siamo,
anche grazie alle Regioni, il paese più corrotto d'Europa secondo
Transparency 2014. La incidenza negativa delle Regioni sulla crisi del
paese è stata denunziata dalla Corte dei Conti nelle relazioni sul
rendiconto generale dello Stato . La Corte definì la corruzione, una tassa immorale e occulta pagata dai cittadini, pari a 70 miliardi di euro all'anno. Per la
quale è insufficiente la repressione della magistratura che si limita a
prendere atto di danni già verificati . Nella classifica della
corruzione , tra le prime cinque regioni, ci sono la Sicilia (13% del
totale delle denunzie), la Campania (11,46%) , la Puglia ( 9,44 ), la
Calabria (8,19) preceduta dalla Lombardia con il 9,39 del totale delle
denunce. A tutto questo si aggiunge l'aumento della spesa corrente del
4,5% ( aumenti di stipendi e pensioni ). Il sistema che ha provocato
questo collasso sarebbe alimentato dalla legge costituzionale in
discussione alla Camera.
Il testo vigente prima del 2001 era chiaro nel definire la prevalenza dello Stato in alcune materie
« art117. La Regione emana per le seguenti materie norme legislative
nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato,
sempreché le norme non siano in contrasto con l'interesse nazionale e
con quello di altre Regioni: beneficenza pubblica ed assistenza sanitaria ed ospedaliera;
istruzione artigiana e professionale e assistenza scolastica; musei e
biblioteche di enti locali; urbanistica; turismo ed industria
alberghiera; tranvie e linee automobilistiche di interesse regionale;
viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale; acque
minerali e termali; cave e torbiere; caccia; pesca nelle acque interne;
agricoltura e foreste; artigianato. ».
La riforma del
titolo V del 2001 provocò il caos . E violò i principi di
solidarietà ( art 2), unità , indivisibilità ( art 5), e l'equilibrio
dei poteri. Essa fu aspramente criticata da alcuni costituzionalisti tra cui Giuliano Vassalli. Che disse “Occorrerebbe riformare il Titolo V della Costituzione , aumentando le competenze esclusive dello Stato
, in materia di tutela di salute , sicurezza e scuola, che con la
riforma 2001 sono state affidate alla competenza concorrente delle
Regioni: fatto che ha dato luogo ad una serie di conflitti disgregatori”
. Della stessa idea era l'allora on Giorgio Napolitano
che al convegno degli ex parlamentari ,sulla riforma del Senato,
concluse “bisognerebbe rivedere il titolo V riformato” che definì
in alcune parti “orripilante, come l'art 114”. E fece un” appello
ai cittadini perché impediscano la promulgazione di una legge di
riforma sconvolgente, contraddittoria, produttrice di conflittualità e
di paralisi nei rapporti con le istituzioni.”
Per Vassalli fu
voluta per creare non solo una pletora di eletti , ma nuovi centri
di potere e di controllo dei fondi europei e nazionali, e allargare il
consenso clientelare .
Oggi: obiettivo della Riforma dovrebbe essere il ripristino
delle competenze esclusive dello Stato in materia di tutela della
salute che è fondamentale diritto dei cittadini e interesse della
collettività (art 32 cost). E invece la legge accresce i poteri delle Regioni .
Le funzioni attribuite alla competenza statale esclusiva, nel nuovo art 117, secondo comma, sono, per la sanità, 1) “determinazione
dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e
sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” Tra i diritti civili e sociali vi è il diritto alla tutela della salute(art 32) 2 ) “ disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per la sicurezza alimentare e per la tutela e sicurezza del lavoro”( art 30 ddl approvato a Senato l'8 agosto 2014 ).
Senonché
l' art 117 al 3 comma restituisce alle regioni poteri maggiori di
quelli di oggi . Infatti essa stabilisce “dotazione infrastrutturale,
di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali”.
Questa norma confligge con la norma di cui alla lettera m dell'art
117 , che attribuisce allo Stato in via esclusiva “disposizioni generali e comuni per la tutela della salute”, che dovrebbe comprendere “la programmazione generale dei servizi sanitari per tutto il territorio nazionale” Chi prevarrà? Lo dirà la Consulta!
Per “dotazione infrastrutturale” s'intende
, secondo Zanichelli, la “predisposizione del complesso di mezzi e
materiali necessari allo svolgimento del S S”, per “programmazione dei servizi sanitari” si intende “un'attività fondata su calcoli precisi relativamente ai costi e agli obiettivi da raggiungere”. Mentre per “organizzazione dei servizi sanitari”
s'intende “l'attività che corrisponde in maniera sistematica a esigenze
di funzionalità e efficienza delle imprese che si occupano dei SS”.
Si
tratta di emendamento, introdotto al Senato su proposta dei
relatori Roberto Calderoli e Anna Finocchiaro, che nella formulazione
originaria del Governo non prevedeva la dotazione strutturale e la
programmazione , che significano che la spesa la decidono le Regioni. La spesa sarà senza controllo. Essa creerà anche le condizioni per una delegittimazione dello Stato come vuole la Lega in vista della secessione, obiettivo mai abbandonato.
In questo modo si amplia il rischio di conflitti Stato Regioni che perpetuano la paralisi legislativa. Ma se la maggioranza sarà di centro destra, i conflitti non verranno sollevati contro le Regioni dissipatrici.
Mentre le Regioni , controllando il Senato attraverso i loro eletti ,
solleveranno con lo Stato una pletora di vertenze davanti alla
Consulta . Vassalli criticando il Senato federale approvato nel 2003,
bocciato nel 2006 dal referendum- si annida il pericolo di una grave
stasi legislativa, una riforma che porterebbe ad aumentare i
conflitti. Mentre compito della democrazia è evitare i conflitti,
comporli, sedarli>> ( convegno ex parlam nov 2004).
L'attribuzione del potere di programmazione e organizzazione alle Regioni sarà fonte di abusi da parte delle Regioni,
perché il Senato della Repubblica, che in realtà sarà Senato delle
Regioni, avrà il potere di nomina di due giudici costituzionali ( art
135 Cost), che saranno scelti soprattutto dalle Regioni del Nord ,
preponderanti su tutte le altre Regioni d'Italia.
Inoltre nell'attuale formulazione dell'art 117, non risulta chiaro se, in materia di organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale , lo Stato possa dettare ancora principi normativi valevoli per l'intero territorio nazionale, aspetto di rilievo nella materia sanitaria.
Senonché lo Stato non potrebbe farlo se “la programmazione” e “la
organizzazione” restassero di competenza delle singole Regioni, come
prevede la legge caos in esame alla Camera. Se l'organizzazione del Servizio Sanitario Regionale diventa materia di competenza legislativa regionale, anche principi fondamentali dell'attuale organizzazione, di matrice statale, saranno messi in discussione da ogni singola Regione e variamente disciplinati sul territorio nazionale: ora il sistema si basa su una concessione
rilasciata alle strutture pubbliche e private - l'accreditamento, che
richiede l'idoneità a svolgere la pubblica funzione - a cui segue
l'assegnazione del budget di spesa per prestazione. Con la formulazione in esame, la legge regionale sembra poter modificare radicalmente il sistema, senza limiti;
appare opportuno preservare uno spazio in materia alla legislazione
esclusiva statale e non confinare le possibilità d'intervento a
specifici atti repressivi adottati in virtù dell'interesse nazionale.
La soluzione dovrebbe essere il ripristino del titolo V precedente alla devastante riforma Amato. Programmazione e organizzazione andrebbero escluse dalla potestà legislativa delle Regioni.