giovedì 30 gennaio 2014

La legge di conversione è incostituzionale

[30/01/2014] di Ferdinando Imposimato

La legge di conversione del decreto legge IMU Bankitalia appare incostituzionale . Anzitutto vi è stata violazione del diritto della opposizione del M5S di svolgere le proprie ragioni opponendosi al provvedimento, secondo le regole della Costituzione e il regolamento della Camera. La cd tagliola è incostituzionale, perchè elimina il diritto della opposizione di motivare il suo voto contrario. La opposizione è parte essenziale della democrazia , i cui diritti vanno rispettati. Diversamente siamo in una situazione di regime cioè di dittatura della maggioranza. E stupisce che alcuni dei guardiani della Costituzione tacciano su questo aspetto gravissimo del vero e proprio colpo di mano del Presidente della Camera Laura Boldrini che ha impedito al M5S di motivare la sua opposizione sacrosanta di fronte a dl illegittimo, per difetto, almeno in parte, del requisito di necessità e urgenza . Ma illegittimo anche in relazione al diritto dovere di spiegare le ragioni del no rispetto ad un decreto che prevede una spesa enorme e affronta temi gravi e complessi, di cui il popolo ignora il contenuto reale. La Presidente della Camera sa che la democrazia non dà tutto il potere a nessuno, ma lo distribuisce variamente a maggioranza e minoranza , che trapassano l'una nell'altra proprio perchè, come insegna Aristotele, l'alternanza è l'essenza della democrazia e prova della libertà. “Nel contesto costituzionale , tirannide della maggioranza è violare, legiferando e governando, i diritti della minoranza”, insegna Giovanni Sartori. Per cui la legge di conversione approvata il 29 gennaio è incostituzionale . Inoltre la parte del decreto legge IMUBankitalia che riguarda la cd ricapitalizzazione di Bankitalia per 7.5 miliardi di euro si tradurrà nel finanziamento illecito , attraverso Bankitalia , di istituti di credito in crisi, cioè in una donazione di enormi somme di denaro alle banche azioniste che controllano Bankitalia. Che sono Intesa San Paolo (42%), Unicredit (22,11%), MPS (4,60%), INPS (5.00 %), Carige ( 4,03%) e altre banche . Questa parte del dl , che riguarda Bankitalia, sembra del tutto estranea al DL sull' IMU, che è imposta sulla prima casa, per la quale poteva essere giustificata la situazione straordinaria di necessità e urgenza ex art 77 sec comma della Costituz. Situazione che non si giustifica con la “ricapitalizzazione”, di Bankitalia. La verità è che l’Italia con 1,7 trilioni di euro di debito versa in uno stato di disperazione. E se fino ad oggi la BCE ha comprato titoli italiani alleggerendo la pressione sul debito, per l'avvenire la BCE non potrà più continuare a comperare i titoli . Nel 2014 le banche italiane dovranno ridurre l’acquisto del debito italiano, ma i nodi sono venuti al pettine. I soldi le banche li hanno ottenuti attraverso il decreto IMUBANKITALIA a spese dei cittadini su cui graverà il costo finale di questa operazione. Si tratta di un decreto truffa che vuole cose diverse da quelle che dice: apparentemente ricapitalizzare Bankitalia, che dovrebbe essere patrimonio degli italiani, invece vuole finanziare le banche in crisi , ex banche pubbliche divenute private, che controllano Bankitalia , di cui sono proprietarie. Questo è il problema. Che fare? La prima cosa è che il Presidente della Repubblica ai sensi dell'art 74 della Costituzione , prima di promulgare la legge di conversione , chieda con messaggio motivato alle Camere, una nuova deliberazione ( art 74 Costituzione), e come ha già rilevato in relazione al decreto milleproroghe, chieda lo stralcio dei due provvedimenti . Ma questo è il primo passo da compiere, a mio modesto avviso. Poi in sede di applicazione del decreto IMU, si potrà eccepire davanti al giudice la incostituzionalità della legge di conversione. Purtroppo i cittadini non possono adire direttamente la Corte Costituzionale.

mercoledì 29 gennaio 2014

Il decreto IMU - Banca d'Italia

[29/01/2014] di Ferdinando Imposimato


Il  decreto IMU - Banca d'Italia
Il decreto    non riguarda  solo  l'IMU, ma  prevede un  aumento di capitale   diretto a salvare   le banche azioniste di Bankitalia,  a danno dei cittadini.  Si tratta di una scandalosa rivalutazione delle quote di Bankitalia  da 156.000 euro a 7.5 miliardi di euro: una donazione miliardaria alle banche a spese dei  cittadini ,  che aumenterà il valore patrimoniale  delle  partecipazioni delle banche proprietarie  della Banca d'Italia. Per cui sembra sacrosanta la battaglia parlamentare  del M5S contro il decreto ,nel silenzio di coloro  che dimenticano che la Carta si difende anche  tutelando  i risparmiatori e le piccole e medie imprese .   Banca d'Italia non è una istituzione pubblica  autonoma e garante solo dei  diritti dei risparmiatori, ma un soggetto controllato da privati .  Azionisti della Banca d'Italia sono Intesa San Paolo, Unicredit, MPS, INPS, Carige e  altre Casse di Risparmio,  istituti  alcuni dei quali coinvolti  negli  scandali che hanno avuto come vittime  ignari cittadini. A guardare la borsa, dei cinque peggiori  titoli del 28 gennaio  2014 , ci  sono anche banche azioniste della Banca d'Italia, come il Monte Paschi che  ha perso il 3, 3 per cento.   Se così stanno le cose ,  il decreto Imu-Bankitalia è truffaldino. La prassi di mescolare in un unico provvedimento materie diverse ha il sapore di un ricatto inaccettabile. Si tratta di stabilire se, pur di non pagare l'IMU, gli italiani saranno costretti a sborsare somme ancora più rilevanti nel medio e lungo termine, per salvare banche in crisi, con la copertura di Bankitalia. Il problema maggiore è che esiste un clamoroso e non risolto conflitto di interessi che affligge Bankitalia. Gli scandali Parmalat e bond Argentini e la mancata  soluzione dei problemi emersi con  danno dei risparmiatori ( coi bond Argentini, Parmalat , Cirio e l’Antonveneta), derivarono  da situazioni confliggenti  in cui versava la  Banca d’Italia. Che da un lato  svolgeva compiti  di vigilanza e controllo sugli istituti di credito; dall’altro era  di proprietà degli istituti di credito  che avrebbe dovuto controllare (ex banche pubbliche divenute private); e infine era organo di tutela dei risparmiatori  cui la Costituzione  assegna una speciale protezione all'art 47 :<< La Repubblica incoraggia e  tutela il risparmio  in tutte le sue forme>>. A questo si aggiunse  un altro paradosso. Che il  Cicr.  ( il comitato  per il credito e il risparmio), organo che doveva controllare  la  regolarità della condotta del  Governatore della Banca d’Italia, era composto dallo stesso  Governatore che avrebbe  dovuto essere controllato dal Cicr , ma anche  dai rappresentanti delle banche controllate, comproprietarie della Banca d’Italia,  e di Ministri che  avevano  interesse a favorire finanziamenti localistici, aperture di sportelli, prestiti a gruppi di clientes,  e roba del genere. Un guazzabuglio reso possibile da leggi non leggi  e carenze di leggi, che non contrastavano i gravi conflitti tra interessi pubblici e privati.  Il dissesto Parmalat giunse dopo due truffe colossali in danno dei risparmiatori, i bond Cirio e i titoli argentini, con 23 miliardi di euro bruciati. Con l’amara sensazione per  gli investitori di non potersi difendere. La SEC (Security and Exchange Commission) descrisse  il caso Parmalat come “una delle più grandi e spudorate frodi finanziarie della storia”. Fu  l’inchiesta della magistratura milanese a costringere il Governo a varare una legge sul risparmio che eliminò  in parte questi conflitti. Le operazioni truffaldine  furono  il risultato di controlli pressoché inesistenti di Banca d’Italia. Ma anche di CONSOB, borsa, sindaci, revisori dei conti e agenzie di rating   che non  funzionarono e non garantirono, come dovevano, un reticolo di trasparenza e affidabilità. Gli organi di controllo  erano un costosissimo apparato di supporto per una miriade di delitti (aggiotaggio, insider trading, truffa, falso in bilancio, bancarotta fraudolenta, riciclaggio) al confronto dei quali i reati del crimine organizzato appaiono  poca cosa.  Dalle indagini sugli scandali Parmalat e Cirio  vennero fuori nomi di politici di destra, sinistra e centro. Si trattava di Ministri in carica, ex Ministri, ex Presidenti del Consiglio di centro,  destra e  sinistra,  ex Presidenti della Repubblica, parlamentari e portaborse.  In questo caso la par condicio  venne  rispettata rigorosamente. A muovere la macchina della corruzione  fu un ceto politico arrembante,  con l’appoggio di  potentissimi banchieri.    E come in passato,  i finanziatori   furono i soli capri espiatori, mentre i politici restarono indenni.  Certamente la depenalizzazione surrettizia del falso in bilancio ,  i condoni a raffica e la mancanza di controlli  hanno alimentato  il crac Parmalat e Cirio e quello del BPI e della  Banca d’ Italia.  La spinta maggiore è venuta dalla certezza della impunità: la facilità con la quale aggiravano i controlli, si infilavano tra le pieghe delle leggi, negli ambienti politici e finanziari e nelle banche . Le operazioni truffaldine sono state compiute con il concorso dei Governi . Che  diedero un avallo formidabile alle frodi di Parmalat e Cirio con una politica criminogena fondata sulla depenalizzazione del falso nei bilanci, sulla legittimazione dei  fondi neri, sui condoni  sui capitali illeciti, sulle evasioni fiscali, sulla legge ex Cirielli che prevede la prescrizione  breve di delitti gravissimi. Ma le operazioni  furono anche il risultato di controlli pressoché inesistenti o compiacenti di Banca d’Italia, in primis.

Difesa collettiva della Costituzione contro i demagoghi