Sistema elettorale, elezioni o governo tecnico ?
Il sistema maggioritario e il sistema proporzionale
Il dibattito sulla riforma della legge elettorale é, per sua stessa natura , tra i più difficili che una classe politica possa affrontare: il motivo é che dalla legge elettorale dipende la sorte stessa dei partiti. Non esiste una legge elettorale in grado di accontentare tutti i partiti, così come non esiste una riforma elettorale in senso maggioritario che non peggiori la posizione di qualche partito. Sicché la difficoltà di giungere ad una riforma in Parlamento é nel puntuale dissenso, spesso decisivo, di chi non ha interesse ad attuarla. Come é avvenuto nella recente crisi di governo, dovuta alla defezione di due pseudopartiti, l'Udeur con due senatori, e i liberaldemocratici, con un senatore. Che hanno messo in crisi il governo solo per sopravvivere.
L'essenza delle legge elettorale é nel metodo: un criterio di trasformazione di voti in seggi. Il sistema proporzionale trasforma i voti in seggi in proporzione: a tanti voti corrispondono altrettanti seggi. Il sistema maggioritario attribuisce il seggio, in ogni collegio (l'ambito territoriale in cui si vota per eleggere una o più candidati), al più votato, secondo il principio che il primo piglia tutto e il secondo niente. Si vede subito l'enorme differenza tra i due sistemi ed i loro rispettivi limiti . I sistemi proporzionali soddisfano l'esigenza della rappresentatività dei cittadini, e producono parlamenti che rispecchiano la distribuzione dei partiti e delle opinioni. I sistemi maggioritari mirano alla governabilità: eliminano i piccoli partiti per avere governi efficienti.
Con il sistema maggioritario puro, la maggioranza del 51 % può prendere tutti i seggi, lasciando senza rappresentanza l'opposizione. Il che sarebbe assurdo. La opposizione che dissente é l'essenza stessa della democrazia, é parte integrante della volontà popolare e non può essere sacrificata sull'altare della governabilità. Una maggioranza senza opposizione si trasforma in regime, che é la dittatura della maggioranza.
D'altra parte un sistema proporzionale in cui la frammentazione produce ingovernabilità deve preoccupare, rischiando di portare alla paralisi ed alla impossibilità di fare le scelte necessarie.
E dunque il dilemma sistema maggioritario o proporzionale resta e deve essere risolto con una precisa scelta di campo, rispondendo a questa domanda cruciale. Si vuole un paese in cui si contendono il campo due soli partiti, come in Inghilterra ed in America? o un sistema in cui siano rappresentati più partiti e fino a che punto i singoli partiti devono essere ammessi?
A questa domanda non é facile dare una risposta senza avere dato qualche dato storico.
Quale sistema per l'Italia?
Bisogna dire subito che la realtà italiana é ben diversa da quella anglosassone; e che la legge elettorale è pregiudiziale a tutte le altre riforme: una cattiva legge elettorale può fare saltare un intero sistema istituzionale. Il sistema elettorale da scegliere non é un fatto astratto: dipende da ciò che esiste nel mondo dei partiti e dai problemi che ogni paese deve affrontare. In Inghilterra, che da sempre funziona con un sistema bipartitico, con una legge elettorale uninominale ad un turno, molti chiedono la proporzionale per aumentare la rappresentatività dei diversi interessi esistenti nel Paese nel Parlamento. In Italia il problema si rovescia. Come nella Francia della Quarta Repubblica, noi abbiamo troppi partiti: ma alcuni di essi , in realtà, sono partiti solo di nome: in effetti sono oligarchie che perseguono l'auto riproduzione di pochi individui, amici, parenti e talvolta amanti. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Questi pseudopartiti a carattere familiare tengono sotto ricatto il governo in permanenza, con richieste di seggi sicuri in numero superiore a quelli spettanti in base agli elettori di ciascun partito. Questi piccoli partiti si alimentano prevalentemente con il sistema delle clientele, degli appoggi delinquenziali e dei finanziamenti non trasparenti. Sicché una legge proporzionale pura, in cui siano rappresentati tutti i partiti, anche quelli dell'1 per cento o dello 0, 50 %, sarebbe una legge devastante. Infatti la scelta della proporzionale pura fu nefasta per la Repubblica di Weimar (1919-1939), e fu il preludio della frammentazione partitica tedesca che sfociò nella tragedia del nazismo. Ciò impone di trovare un sistema in cui sia ridotta la frammentazione e sia favorita l'aggregazione dei partiti, in modo da garantire una maggiore governabilità: per affrontare, decidere e risolvere i problemi ispirandosi all'interesse generale del Paese.
L'ideale é una legge proporzionale che lasci in vita i partiti medi . Ci sarebbe dunque una sorta di struttura bipolare fondata non su due partiti ma su quattro o cinque partiti che abbiano una certa consistenza numerica minima. A questo scopo risponde la bozza Bianco che ha ricevuto in commissione affari costituzionali il voto della maggioranza di centrosinistra e l'astensione della opposizione di centro destra. Cancellare un partito come Rifondazione o come i Verdi sarebbe impossibile oltre che ingiusto e lascerebbe senza rappresentanza milioni di lavoratori e ambientalisti. Essi rappresentano vaste aree di elettori che non si sentirebbero rappresentanti dal Partito Democratico. Per l'Italia andrebbe bene una legge proporzionale, come la bozza Bianco, che introduca il voto di preferenza, una quota di sbarramento del 5% e il divieto di alleanze elettorali tattiche destinate a scomparire dopo le elezioni. Ma questa bozza é stata bocciata da Silvio Berlusconi , che deve riconoscere a Mastella ed al suo nanopartito, il prezzo del tradimento . Il rischio concreto é che si andrà al voto con la legge vigente, voluta da Berlusconi, che fa comodo anche ad altri partiti perché consente la scelta arbitraria dei candidati per l'abolizione del voto di preferenza. Intanto, tramontata la bozza Bianco , le nuove elezioni vanificherebbero anche il Referendum a causa del possibile scioglimento anticipato della Camere.
L'impossibilità del bipartitismo coatto
Una cosa é certa: l'esperienza italiana insegna che il corpo elettorale rifiuta il “bipolarismo coatto”, fondato sulla alternativa tra due partiti, tanto per usare la efficace definizione di Gianni Ferrara sul Ponte del marzo 2007. E non accetterà mai manipolazioni della rappresentanza politica per trasformare la rappresentanza popolare in due soli soggetti politici, che siano espressione della volontà di tutti gli elettori. Una legge elettorale non può andare contro gli schieramenti e gli interessi esistenti nella realtà . Il bipartitismo sarebbe una mistificazione della democrazia moderna. Che é un ideale , una teoria, una pratica politica , un patrimonio istituzionale dalle molte varianti. Una democrazia che ha sempre più bisogno di forme rappresentative convincenti perché espressioni della pluralità, della varietà, della complessità e della autenticità dei bisogni e delle aspirazioni delle associazioni umane da rappresentare e non riassumibile in un solo partito ed in una sola persona. Occorre dunque una legge elettorale che invece di irrigidire la forma di governo parlamentare, ne confermi il carattere fondamentale della fluidità. E non comprima la forza variegata della rappresentanza costringendola in due partiti secondo una paratia stagna. In aderenza ad una democrazia che , se legittima l'emergere di un partito che aggrega la parte più consistente della popolazione , non può, sulla base della ragion d'essere del pluralismo , permettere che tale partito assuma ed esaurisca il ruolo sociale e politico di tutti gli interessi. Insomma il popolo non accetterebbe un bipolarismo che esclude la vasta gamma della sovranità popolare, in nome di una governabilità che sarebbe contraria alla democrazia perché lascerebbe vaste aree del popolo senza rappresentanza parlamentare. Insomma il pluralismo é una ricchezza da preservare e richiede un sistema proporzionale. Ma il pluralismo non significa frammentazione per fini di potere di gruppi o individui, come é nel caso dell'Udeur e del partito liberaldemocratico di Dini.
Il bipolarismo non scompare
La classe politica italiana ha davanti a sé due strade.
Una é la legge vigente, varata dal centro destra per provocare l'ingovernabilità del paese . Essa , sotto sotto, é desiderata da molti partiti, poiché l'assenza del voto di preferenza conferisce alle oligarchie che controllano i partiti il potere assoluto nella scelta dei candidati. A scapito degli elettori che non contano più nulla.
L'altra é la bozza Bianco ed il ritorno al sistema proporzionale. Che la bozza Bianco segni un parziale ritorno al passato risulta non solo dalle sue regole ma anche dal preambolo della proposta di legge quando si fa riferimento al sistema elettorale del Senato ove si richiama il sistema elettorale esistente fino al 1993 modificato da un voto referendario. Tuttavia ci sono differenze migliorative da quel sistema elettorale. Ci sono i collegi uninominali. C'é una soglia di sbarramento a livello nazionale alla Camera al 5%, che é la più alta mai vista in Italia: un fattore di riduzione della frammentazione.
E' bene ricordare che il sistema proporzionale non comporterebbe la scomparsa del sistema bipolare della competizione politica. Infatti, come nota Giovanni Sartori, il bipolarismo non si uccide per effetto di una legge proporzionale. Il bipolarismo a livello elettorale lo abbiamo da sempre, dal 1948 in poi, e resta radicatissimo. Per tutto il corso della Prima Repubblica, in cui vigeva il sistema proporzionale, gli italiani si sono divisi elettoralmente tra comunisti ed anticomunisti. Era un bipolarismo senza alternanza, non per via della legge proporzionale, ma perché non esisteva la possibilità di un governo con i comunisti . La distribuzione dualistica dei voti si é trasferita anche nella Seconda Repubblica, con limitati passaggi di voti tra destra e sinistra. I tentativi di coinvolgere i comunisti in governi alternativi a quelli DC portarono alla reazione degli Stati Uniti , che non volevano a nessun costo il partito comunista al governo del paese: di qui la lunga stagione delle stragi.
La bozza Bianco, assicurando ad ogni partito una rappresentanza parlamentare tendenzialmente proporzionale ai voti ottenuti, non solo scoraggerebbe bipolarismi forzosi, ma incentiverebbe la naturale formazione di un bipolarismo “virtuoso”, basato sulla distinzione tra programmi omogenei, capace di dare vita a maggioranze organiche di appoggio al Governo. Questa legge risponderebbe anche ad una esigenza di armonia con la nostra Costituzione , che non tollera la elezione diretta del premier e del governo. Il nostro sistema é nato parlamentare ed il Governo deve essere “emanazione” del Parlamento, fulcro del sistema.
La verità é che il bipolarismo é fisiologico in tutti le democrazie europee , e non dipende dalla legge elettorale. Quasi tutti i Paesi europei sono contemporaneamente proporzionalisti e bipolari. Ciò dimostra che non occorre un sistema maggioritario per salvare una struttura di voto bipolare. Per cui se cade il maggioritario, come noi speriamo, non cade il bipolarismo.
Altra cosa é il bipolarismo a livello di Governo, che significa l'alternanza tra governi di centro destra e governi di centro sinistra. Con il sistema proporzionale si possono verificare distribuzioni di voto tali da provocare il perfetto equilibrio tra le forze antagoniste in campo; ciò spinge a ricorrere alle grandi alleanze tra forze antagoniste , o a governi istituzionali per fare fronte alle emergenze economiche e sociali e di difesa della democrazia.
La situazione oggi
Venendo all'Italia di oggi, ciò che colpisce , dopo una sconfitta drammatica, preludio di scenari cupi per la nostra democrazia, é l'assenza di una analisi politica incentrata sull'autocritica per i molti errori commessi. Il governo Prodi ha trascurato di fare una legge sul conflitto di interessi e non risolto i problemi dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari, delle famiglie senza reddito, dei giovani alla ricerca di spazi. Oggi Veltroni e D'Alema sembrano non volere prendere atto del fatto che la crisi non é dovuta alla presenza della sinistra cd radicale ma alle forze conservatrici come quelle di Mastella e Dini e di una parte del PD. Mentre lo spettacolo tragicomico della Campania , addebitabile al centrosinistra, ci ha ridicolizzato in tutto il mondo. Scrive Giorgio Bocca sull'Espresso del 31 gennaio 2008: “il disastro dei rifiuti napoletani é prima di tutto un disastro della corruzione dei dirigenti della pubblica amministrazione e della criminalità. In questi anni hanno ricevuto dal governo centrale decine di miliardi di euro per risolvere la raccolta e la collocazione della spazzatura, e se li sono spartiti e mangiati. I soldi sono finiti nelle tasche dei funzionari e dei politici ” . Ma c'é stata anche una politica di potere per il potere: il primo messaggio é stato quello della moltiplicazione del numero dei posti di governo, ministri e sottosegretari. Ed infine un programma pletorico che trascurava quattro obiettivi prioritari: il lavoro dignitoso, la difesa dei senza reddito, il conflitto di interessi, le legge elettorale .
Siamo stati quotidianamente sbertucciati in più lingue. Il New York Times titolava: “nessuna sorpresa . In Italia cade il Governo” La rivista Times racconta; “come cade un governo italiano tra urla, sputi, citazioni poetiche sbagliate”. Le Monde dedica poche righe ad un Paese immobile e diviso mentre tutto il resto del mondo é cambiato. I giornali britannici aspettano con ansia il ritorno a Palazzo Chigi del Cavaliere, che stimola il loro umorismo.
Al di là della sconfitta, all'orizzonte c'é lo spettro delle elezioni politiche anticipate. E di un regime berlusconiano a tempo indeterminato. L'esperienza drammatica di oggi é figlia della insipienza di coloro che, nel centro sinistra, hanno stipulato patti scellerati con il leader di Forza Italia, per ragioni personali e non nell'interesse del Paese.
La strategia, coltivata da Massimo D'Alema e Walter Veltroni, é quella di un partito democratico onnicomprensivo e isolato dalle forze della sinistra. Ma non si vede nessun segnale di rinnovamento nel ceto politico: si prospetta un fronte elettorale con candidati, simboli e coalizioni tutti già visti. Ancora una volta prevale la scelta di sopravvivenza politica, in contrasto con la regola generale, comune ad ogni democrazia, secondo cui chi perde se ne va a casa e non ha la faccia tosta di riproporsi come salvatore della patria. Ricordando Gaetano Salvemini che scrisse, dopo l'avvento del fascismo, ai responsabili della sconfitta: “ Chi fallisce , perde fiducia, Voi siete dei falliti. Certo il successo non deve essere l'unica norma di giudizio. Ma se il successo non deve essere norma di giudizio morale, l'insuccesso, specialmente se é troppo grave, non può non essere norma di giudizio politico. E' ridicolo , dopo quel po' po' di botte, di cui abbiamo fatto la ricevuta, trovarci tra i piedi ancora della brava gente che non ha imparato nulla, che non ha mutato nulla e che ci ricanta che non c'é nulla da imparare, non c'é nulla da mutare e c'é solamente da ricominciare da capo a biascicare le vecchie giaculatorie e a riprendere le vecchie lotte”.
Ferdinando Imposimato
28 Gennaio 2008
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