Il candidato e' "Cosa nostra" ?
di Ferdinando Imposimato(Articolo pubblicato su La Voce delle Voci - Aprile 2008)
Giovanni Sartori, politologo, e Roberto Saviano, scrittore, denunziano il silenzio di PD e PDL sulla economia mafiosa. Nonostante - dice Sartori - Cosa Nostra sia «la piu' grossa azienda del paese, con un fatturato dell'ordine di 90 miliardi (di euro, nda) all'anno, tutti in nero». Si tratta di centottantamila miliardi di lire annui: una cifra enorme esentasse. E che inquina tutta l'economia del paese. Eppure, ne' Romano Prodi ne' Silvio Berlusconi hanno mai cercato di recuperare soldi nel colossale patrimonio mafioso. Perche'? La risposta di Sartori e' sconvolgente: «Il voto criminale condiziona e inquina la politica di tutto il paese. Nel 2001 Berlusconi vinse in Sicilia tutti i collegi: 61 su 61. La vittoria fu dovuta al sostegno mafioso». In altre parole, per Sartori e Saviano il voto della mafia fa gola sia a destra (e questo si sapeva) che al PD, il quale somiglia sempre piu' alla vecchia Democrazia cristiana. Questo - duole dirlo - l'avevamo scritto e ripetuto molti anni fa, parlando del concorso fra cooperative rosse ed imprese del centro destra nella spartizione degli appalti. Oggi Walter Veltroni invita pubblicamente i mafiosi a non votare per il PD. Ma le mafie hanno gia' fatto la loro scelta: Berlusconi, probabile vincitore delle prossime elezioni. Il Cavaliere sa di poter contare sui voti mafiosi in Sicilia e in tutto il Sud, rilanciando il Ponte sullo stretto di Messina. Per il Ponte a vincere la gara e' stata l'Impregilo, ex Cogefar Impresit, vecchia conoscenza dell'Antimafia per avere vinto - con gare truccate o senza gara - molti appalti di lavori autostradali, subappaltati a Cosa Nostra. Le denunzie di allora non servirono a nulla. Chi punto' l'indice su quegli accordi fu sconfitto e Cosa Nostra rientro' alla grande. Guardiamo allora a quel che sta accadendo oggi nel settore delle opere pubbliche.
ASFALTO D'ONORE
Cominciamo dalle autostrade. Sulla A3 Salerno Reggio Calabria si ripete il rituale di sempre: la commissione parlamentare antimafia dice «la ‘ndrangheta controlla ogni tratta dell'autostrada del sole». L'onorevole Francesco Forgione di Rifondazione indica, nella relazione conclusiva, i singoli gruppi che controllano tutti i lavori: non si tratta di “taglieggiamento”, di “violenza” contro lo Stato e le imprese, ma di spartizione del denaro pubblico sulla base di patti scellerati tra imprese pubbliche, private e crimine organizzato, con la benedizione dello Stato. La torta e' immensa; le cosche sono quelle di sempre, con qualche neofita: le famiglie Alvaro Tripodi, Piromalli, Pesce, Mancuso, Iannarazzo, Muto Perna Rua, Farao-Marincola di Ciro' e Forastefano di Cassano allo Ionio, che controllano i lotti di tutta l'A3. Ancora una volta, nonostante la buona volonta' del suo presidente, il lavoro della commissioneappare inutile. Ottima diagnosi, ma nessuna terapia. I clan continuano a succhiare immense risorse ai contribuenti, mentre lo Stato non fa niente per porvi rimedio. Salvo sparuti arresti di qualche mafioso: i miliardi di euro restano a mafiosi, politici e imprese corrotte, inquinando la democrazia. Il meccanismo di appropriazione del danaro pubblico, spiega Forgione, e' semplice: «Le gare sono monopolio della ‘ndrangheta. I cantieri sono permanentemente aperti, gli appalti non si chiudono mai; un'opera interminabile che vive nell'eterno aggiornamento delle tariffe». Come sempre, non c'e' coartazione delle imprese concessionarie, ma pieno accordo; le imprese sono complici e non vittime, come la Calcestruzzi. E ricevono enormi benefici economici, senza rischiare niente e senza dare lavoro ad un solo operaio. Le concessionarie nel 100 per cento dei casi prendono cospicue anticipazioni dell'intero importo, spesso misterioso, e subappaltano i lavori ad imprese criminali: i conflitti per i salari sono neutralizzati e i costi per la sicurezza dei lavoratori eliminati. Le funzioni di capo area e direttore dei lavori vengono affidate, con il consenso scellerato delle imprese, a manutengoli delle cosche che impongono la pace sindacale. Con l'assunzione di lavoratori in nero sottopagati che non possono protestare. Ed e' desolante constatare che alcuni sindacalisti si pongono al servizio della ‘ndrangheta: nella relazione di Forgione si dice che un «quadro della Fillea Cgil e' stato arrestato per avere favorito l'assunzione di lavoratori del luogo garantendo che sui cantieri di lavoro non vi fossero lotte o problemi sindacali». Le morti bianche sono oscurate e silenziate: come ha scritto Dino Martirano sul Corriere della sera magazine del 13 marzo 2008, «ben seimila milioni di euro sono l'immensa torta che la politica corrotta e la criminalita' si spartiscono per un appalto di manutenzione straordinaria per cantieri estesi su un tracciato di 440 chilometri della Salerno Reggio Calabria». Di questi fenomeni criminali nessuno parla, neppure il PD; e non si rimuove il meccanismo scellerato che tanto danno provoca alla collettivita', per la scarsa qualita' delle opere pubbliche mai finite, il potenziamento della criminalita' organizzata, la concorrenza sleale alle imprese sane, la fine della speranza per i professionisti onesti, la distruzione dei diritti dei lavoratori, il massacro dell'ambiente e l'inquinamento della politica. Cosa fanno PD e Italia dei Valori per porre fine a questa vergogna che offende la dignita' dei lavoratori, impedisce il recupero di risorse fondamentali per la giusta retribuzione salariale e incrementa a dismisura i costi per le grandi infrastrutture? Sperano di sottrarre voti mafiosi a Silvio Berlusconi? Quest'ultimo, del resto, non fa neanche mistero delle sue “relazioni pericolose”, tanto da esaltare come persona rispettabile un mafioso del calibro di Vittorio Mangano, il potente capo della famiglia di Porta Nuova; e da avallare una legge che vanifica la confisca dei beni mafiosi. E non e' tollerabile che il leader del partito democratico su questo punto taccia: «il silenzio uccide come il delitto», dice don Luigi Ciotti.
MAFIE AD ALTA VELOCITA'
Lo stesso livello di corruzione e di infiltrazione criminale, con uno sperpero infinito delle risorse pubbliche, riguarda l'Alta Velocita': a nulla sono servite le denunzie fatte da chi scrive, dieci anni fa, nella commissione antimafia della XII legislatura. L'Autorita' di vigilanza sui contratti pubblici, nel gennaio 2008, ha dichiarato che l'Alta Velocita' ha subito incrementi di prezzo notevolissimi e «non giustificati», nell'indifferenza generale. Dovuti a «carenze di progetto, alle varianti in corso di opera, e a rapporti privilegiati in favore del general contractor e a danno delle Ferrovie dello Stato». Il grande imbroglio si sta consumando - secondo l'autorita' di vigilanza - nelle tratte Roma Napoli e Firenze Bologna. La prima e' passata dagli iniziali 2095 milioni di euro ai 4.463 dell'ultima previsione (ottobre 2007). Sulla Bologna Firenze l'incremento e' stato piu' consistente: da 1.053 a 4.189 euro, oltre a riserve per altri 700 milioni. L'Autorita' rileva che pure avendo la possibilita' di sciogliere il contratto per essere stata prevista un'opera sostanzialmente diversa, la Tav non ha mai esercitato la facolta' di recesso. Dulcis in fundo, la lunga serie di aumenti di prezzi dovuti alla lunga serie di appaltatori e subappaltatori: con la solita spartizione del danaro tra il general contractor, che non muove un dito, e l'impresa esecutrice. Questo meccanismo si poteva distruggere con una legge ad hoc che avesse previsto controlli ferrei sulle imprese prima - e non dopo - l'inizio dei lavori ed il blocco della cascata di subappalti; invece e' stato perfezionato e reso ancor piu' nefasto a causa della scarsa qualita' delle opere costruite (autostrade eternamente con lavori in corso), dei gravi incidenti sul lavoro, e delle spese enormi che gravano sulle risorse pubbliche. E come in passato, e' emerso che le convenzioni fra Tav e imprese sono state fatte tutte a favore del general contractor e contro gli interessi delle Ferrovie. Al contrario, gli accordi avrebbero dovuto accollare alle imprese «qualsiasi conseguenza legata a imprevisti geologici, geotecnici e idrogeologici». Di qui la valanga di varianti in corso d'opera a carico della Tav. Il bottino di questo immondo imbroglio e' diviso fra Tav e imprese criminali, con la partecipazione di politici e affaristi. Ma a rischiare e' solo il ministero del Tesoro (e cioe' i cittadini italiani). Nella tratta Roma Napoli «all'impresa esecutrice - nota l'Autority - sono stati corrisposti circa dieci miliardi di lire per km, contro un corrispettivo al general contractor di 22 milioni di euro» per chilometro di Tav. E cioe' il general contractor ha percepito 44 miliardi di lire senza muovere un dito, senza dare lavoro a nessuno e solo a titolo di mediazione. In realta', ancora una volta si tratta di tangenti mimetizzate, che si ripetono all'infinito anche con richiesta di pagamento di progetti privi di copertura finanziaria. Intanto l'Anas, l'ente nazionale per le autostrade divenuto spa nel 2002, che fa? Risulta contemporaneamente “arbitro e giocatore”, controllore e controllato. Cominciando dal Piemonte, dove gioca lo stesso ruolo di concedente e concessionario, partecipando alla gara in project financing per il nuovo tratto Asti Cuneo, vinta da Marcellino Gavio, a cui si associera' l'Anas. Personaggio inquietante, Gavio. Il ministro dei Lavori Pubblici Gianni Prandini negli anni novanta gli assegno' appalti per lavori pubblici dell'entita' complessiva di circa mille miliardi di lire, in particolare per la costruzione dell'Autostrada Milano-Serravalle. Nel 1992 il suo amministratore delegato Bruno Binasco e' stato imputato in processi per corruzione: fu poi condannato con Primo Greganti per finanziamento illecito ai partiti, nell'ambito dei processi di Mani Pulite. Il 18 agosto 1992 fu spiccato a carico dello stesso Gavio un mandato di cattura, per presunte tangenti a Gianstefano Frigerio, segretario regionale Dc in Lombardia, riguardo all'appalto per l'allargamento della Milano-Genova. Gavio si rifugio' a Montecarlo fino al settembre '93, quando decise di presentarsi ai giudici di Milano, che lo assolsero dai reati, nel frattempo prescritti. Dal febbraio 2007 possiede una fetta dell'azionariato di Impregilo, la piu' grande societa' di costruzioni e ingegneria italiana, in precedenza controllata da Gemina della famiglia Romiti. Il fraudolento meccanismo di sperpero di decine di miliardi di euro si ripetera' probabilmente anche nei lavori per la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina, dove compaiono societa' del Nord mie vecchie conoscenze. Ma queste cose le conosce Veltroni, che sostiene la necessita' delle opere pubbliche, senza pero' spendere una parola sui fenomeni criminali connessi denunziati inutilmente dalla Commissione Antimafia, dall'Autorita' per i contratti pubblici e dalla Corte dei Conti? Ma come pensano Veltroni e Di Pietro, ministro delle infrastrutture uscente, di risolvere i problemi dei salari dei lavoratori se non mettono riparo a questa emorragia di miliardi di euro in danno delle finanze pubbliche? Come possiamo credere che essi vogliono l'Alta Velocita' ed il Ponte sullo stretto di Messina per incrementare lo sviluppo, quando e' sicuro che incrementeranno corruzione e crimine organizzato, e che, per avere capito queste cose, Falcone e Borsellino furono uccisi? Che di questo taccia il Cavaliere e' comprensibile: egli ha sponsorizzato il Ponte e l'Alta Velocita' e puo' contare sui voti di Cosa Nostra. Che non ne parli Veltroni e' allarmante. Ci sara' mai un governo degno di questo nome che riuscira' a porre fine a tanta vergogna?
Ferdinando Imposimato
05 Aprile 2008
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